giovedì 31 dicembre 2015

Buon anno

Ciao e buon 2016 a tutti!
Sto leggendo in questi giorni un po' di commenti vari sul 2015, che la gran parte della gente classifica, senza mezzi termini come "anno di merda".
Io non sono solito fare questi bilanci, non in questo periodo almeno. Sono di settembre e ho sempre in mente l'anno scolastico come ciclo naturale. Per me l'anno inizia a settembre e finisce ad agosto.
Però mi avete fatto venire voglia di provarci.
Il 2015 a me di cose buone ne ha portate un sacco. O sono io che stavolta voglio vederle così, nonostante il mio proverbiale pessimismo?
Allora, vediamo un po'. Non è cominciato benissimo, ma sorvoliamo su questo...
Per tutta la prima metà dell'anno è stato un tour de force di studio, levatacce, ansia, corse per riuscire a fare tutti gli esami in tempo, con il rischio di perdere tutto il lavoro fatto.

Aprile mi porta come ogni anno la gioia dell'anniversario di matrimonio. Undici anni. La vittoria più grande della mia vita. Una bellezza così grande che non riesco ancora ad abituarmi, a smettere di apprezzare. Soprattutto ora che le bellezze sono due.

Poi, a giugno, ultimo esame. E cambia il mondo.

Una bella estate, tutto sommato. Forse niente di particolare, ma vivere a 20 Km dal mare mi ha permesso di andarci ogni domenica.

Le vacanze me le hanno date a settembre, ma il tempo ha tenuto.

A settembre comincia il crescendo di soddisfazioni.
La tremendazza comincia la scuola elementare. E va tutto bene, ma così bene da non poterci credere. I suoi 3 anni di asilo sono stati ottimi e la cosa continua. Delle maestre che danno il meglio, i compagni che in gran parte sono gli stessi e con cui si trova bene da anni. Per niente scontato e una gioia quotidiana.

Più avanti una notizia triste e annunciata. Un'azienda in cui ho fatto il tirocinio tempo fa e in cui ho trovato delle persone splendide chiude i battenti. Si sapeva da tempo e prima o poi doveva succedere. E' successo. E giustamente le persone con cui sono in contatto hanno ben ragione di scriver male di questo 2015.
A me dispiacque molto, anni fa, quando non mi assunsero. Non era in programma. Ma oggi vedo che ho evitato di fare la stessa fine. Do un gran valore al fatto di aver schivato questa sfiga.

Ottobre mi porta l'immensa gioia della laurea, di un voto incredibilmente superiore alle mie aspettative, del poterlo condividere con delle persone speciali che non vedevo da tanto.

Poi, qualche giorno fa, la "nuova" auto. Una soddisfazione, un piacere di quelli che ogni tanto ci vogliono.

E quante cose ci stiamo godendo in questi giorni.
Ieri sono tornato sui pattini dopo 30 anni. Ci avevo portato la tremendazza e l'ultima volta che l'avevo accompagnata me ne era venuta voglia. E poi lei me l'ha chiesto. Nei primi minuti ho ritrovato l'equilibrio, poi sono andato un pochino più sciolto. Non me l'aspettavo, un'ora intera senza neanche una culata per terra.

Sto cercando di costruirmi un 2016 migliore. Ho progetti grossi, lo sapete, e sto cercando la strada. Ci sto provando.

Un incoraggiamento a chi ha spalato letame quest'anno. Rimbocchiamoci le maniche e il prossimo sarà migliore.

martedì 29 dicembre 2015

Come nasce un violino - ultimo capitolo

Ci siamo quasi, o almeno così sembra
il nostro violino in bianco è pronto. Ci mancano solo due fasi: la verniciatura e la montatura.
La gran parte del lavoro è fatta, ma perché il nostro strumento possa cominciare a vivere manca ancora tanto tempo.
C'è voluto più o meno un mese per costruire il violino in bianco, ora ce ne vorrà un altro per verniciarlo.
Prima di tutto: con cosa verniciamo uno strumento ad arco? Non aspettiamoci che il ferramenta o il colorificio sotto casa possano fornirci quello che ci serve.
No, la vernice non si vende. Ogni liutaio deve produrla da sé. E ogni liutaio ha le sue ricette. C'è chi non inventa nulla di nuovo ed utilizza quello che ha imparato dai maestri, c'è chi invece dedica il tempo a sperimentare e poi custodisce gelosamente le ricette che ha provato.
Non si tratta di vernici sintetiche, come quelle usate dai carrozzieri. Di solito si sciolgono delle resine in alcool, o in olio, come si faceva secoli fa.
La vernice non dà potenza sonora al violino, gliela toglie. Ma è necessaria per proteggere il legno. Si cerca di appesantirlo il meno possibile, con una ricetta che lasci il legno libero di vibrare e ne esalti allo stesso tempo l'estetica.
Prima di tutto dobbiamo staccare la tastiera dal manico. L'abbiamo incollata inizialmente perché era necessaria per poter sagomare il manico e per poterlo poi posizionare correttamente, ora va tolta per permetterci di raggiungere col pennello la parte superiore della tavola.
La tastiera non verrà verniciata. Sarebbe inutile, visto che lo sfregamento delle corde toglierebbe subito tutta la vernice. Anche il manico vedrà solo qualche mano di trasparente, si evita di usare la vernice colorata in questa zona, dove il sudore della mano la porterebbe via.

http://www.claudiorampini.com/
Non procederemo subito con la vernice colorata. Macchieremmo tutto. In diversi punti, infatti, il legno si presenta con la venatura "di testa", ed è pronto ad assorbire molta vernice, troppa. In altri, invece, si presenta con la venatura "di fianco". Il risultato sarebbe quello di avere una verniciatura non uniforme.
Dovremo quindi procedere per gradi. Applicheremo innanzitutto un isolante, che possa turare i pori del legno, perché la vernice non venga poi assorbita, quindi qualche mano di vernice trasparente.

http://www.infoviolin.com/
poi passeremo ad applicare la vernice colorata.

https://sites.google.com/site/liuteriacorazzol/strumenti
Infine ancora qualche mano di vernice trasparente, in modo che quella colorata resti protetta e il sudore non la porti via. Queste ultime mani si danno anche sul manico.

http://img.class.posot.it/
In tutto abbiamo dato circa 20-30 mani. In media una mano al giorno. Le prime asciugano in pochi minuti, le ultime richiedono anche un paio di giorni. Il nostro strumento, pronto in bianco, è rimasto in bottega, appeso ad asciugare, per un altro mese.
Ed ora possiamo incollare di nuovo la tastiera e poi passare alla montatura. 
La montatura è l'insieme delle parti mobili, che non vengono incollate allo strumento. Cominciamo dai piroli. Sono le piccole chiavi che useremo per accordare. Sono di forma conica, così come i buchi che ci sono nella testa, i piroli e i loro fori devono adattarsi perfettamente, così che quando accorderemo potremo girare il pirolo ed incastrarlo nella posizione desiderata, senza che la tensione della corda lo faccia muovere.
Per fare questo useremo due attrezzi: l'alesatore (il maschio), che darà al foro la forma conica e il temperapiroli (la femmina) che darà la stessa forma al pirolo. Questi due attrezzi vengono di solito acquistati insieme, devono avere la stessa conicità e il temperapiroli deve essere regolato con l'alesatore.
http://www.infoviolin.com/
http://www.infoviolin.com/
I piroli vengono poi segati alla lunghezza giusta e forati per accogliere la corda.
Ancora un lavoro di precisione: l'anima. Non esiste un solo passo che sia facile in tutta la costruzione, ma ci sono delle fasi che fanno davvero ammattire.

http://www.infoviolin.com
L'anima è quel bastoncino di abete che si vede in questa foto all'interno della cassa. Serve, insieme alla catena, a sostenere il peso delle corde.
Le corde esercitano su una tavola di violino, che ha uno spessore di circa 3 mm, una pressione di circa 10 Kg. Per aiutare la tavola in questo difficile lavoro ci sono una trave e un pilastro, appunto la catena e l'anima.
L'anima deve essere incastrata perfettamente all'interno della cassa, in una posizione precisa. Questo significa che deve avere l'esatta forma della tavola e del fondo in quel punto e che deve essere posizionata correttamente. Se si sbaglia, la pressione delle corde potrà causare una crepa sulla tavola.
Si utilizza un ferro curvo per posizionare l'anima nella cassa. Si prova, si tira fuori, si lima finché l'anima non sarà perfettamente incastrata.

http://www.infoviolin.com/
Pratichiamo ora un foro nello zocchetto inferiore. Servirà per il bottone (o il puntale nel violoncello e nel contrabbasso).

http://pad2.whstatic.com/
Al bottone verrà agganciata la cordiera. Solitamente questa parte viene utilizzata così come prodotta in fabbrica.
I piroli, il bottone e la cordiera sono dello stesso legno, ebano, palissandro, bosso o comunque un legno molto duro, che resiste al contatto e allo sfregamento col metallo delle corde.

http://www.tarchiviolins.it/
Bene, ora possiamo sagomare e posizionare il ponticello. I piedini dovranno aderire perfettamente alla tavola per trasmettere al meglio il suono.
http://www.geigenbauonline.com/
Mentre la curvatura superiore dovrà essere adattata in modo da garantire la distanza corretta delle corde dalla tastiera.
Si sagoma poi il ponticello al suo interno.

http://i00.i.aliimg.com/
A questo punto potremo finalmente montare le corde ed accordare il nostro strumento. Mettiamo anche la mentoniera. 
Il nostro violino ha preso vita, è pronto a regalarci infinite emozioni.
Finora ho approfittato di molte immagini pubblicate sul web, ma posso concludere con la foto di un mio strumento.


Spero che questa piccola visita guidata, senza tante pretese, vi sia piaciuta. Grazie a chi ha voluto seguirla.

sabato 26 dicembre 2015

Mission impossible

"Per questa volta è andata, poi, però, non portarla più, non riusciamo più a farla passare."
Queste le parole del caro ragazzo che ha avuto in cura la mia vecchia utilitaria. Pronunciate circa un anno e mezzo fa, quando l'ha accompagnata alla sua ultima revisione.



E... nulla da fare. Lo sapevo, entro la prossima estate avrei dovuto trovare un'altra macchina.
Da allora avevo già rinunciato a prendermi cura della poverina che di lì a poco mi avrebbe lasciato. Le ho garantito il minimo per sopravvivere. Quando le gomme anteriori, una alla volta, hanno detto basta, le ho cambiate mettendocene delle altre di recupero. E il finestrino, caduto nello sportello e ritirato su a fatica, stava in piedi con due mollette. Pagare un'autostrada era diventato complicato.
Il colpo di grazia, poi. Un tamponamento ricevuto mentre ero fermo al semaforo. Fanale dietro distrutto e paraurti rotto.
Vabbè, abbiamo capito, dovrò accompagnarti al tuo ultimo viaggio e sostituirti.

Ma con cosa?
La scelta, da anni, ricadeva sulla più piccola delle utilitarie. Più piccola anche della twingo che stavo per lasciare. La Matiz.
800 cc di cilindrata, meno della 127. I costi di gestione più bassi dell'universo per un'auto che svolgerà degnamente il suo lavoro.
Per me che vado a lavorare con i mezzi pubblici, l'auto serve poco. Ma non posso farne completamente a meno. La spesa il fine settimana, qualche gita al mare, le vacanze, occasionalmente anche per andare a lavorare quando, come è successo, mi tocca andare per un po' in un posto non servito dagli autobus.
L'uso dell'auto è così limitato che anche l'assicurazione la pago in base ai km percorsi, così che la macchina monta un gps per misurare le percorrenze.

Tenendo conto che siamo solo in tre, e non proprio dei giganti, un'utilitaria piccola non ci scontenterà. Si accettano anche alternative, purché dello stesso livello, che siano facili da mantenere.
Ovviamente, visto l'uso che si farà di questa nuova auto, e il poco contante disponibile, non è possibile né necessario pensare a una macchina nuova.
Non volevo però nemmeno una macchina troppo vecchia. Sia perché i costi di manutenzione poi lievitano, sia perché volevo qualche accessorio più moderno, che so, per esempio il servosterzo, mai avuto finora, o gli airbag. Magari una 5 porte, così la tremendazza possa uscire senza abbattere i sedili... Insomma, la Matiz era ciò che faceva al caso nostro.

Cominciamo a consultare le offerte in zona... ma non saranno un po' esagerati questi prezzi? In effetti facendo un piccolo viaggio si riesce a spendere un terzo in meno.
E così, stando dietro per un po' alle offerte, troviamo a Roma questo gioiellino.




Nota bene: XL in fondo alla targa rappresenta la taglia dell'auto.
Bella, convince. Piccolo problema. Si trova a Roma. 360 km di distanza.

Parte qui la mission impossible.
Primo obiettivo: visto che è necessario fare un viaggio per trovare l'occasione giusta, bisogna andare a vederne più di una. Questa convince, è la prima da vedere, ma se ci fosse qualcosa che non va e decidessi di non prenderla, tanto vale fare un giro completo e cercare di concludere un affare. Mi attacco al telefono con Roma e dintorni, facendo il giro di tutti gli annunci e sganasciandomi dalle risate per il forte accento di chi mi risponde dall'altra parte.

- 'a distribbuzzione stà 'bbene, a frizzione se fa quanno slitta...
- c'ha solo quarche graffio de parcheggio...
- in tarda mattinata che fino alle 11 'sto mbegnato. Che qui lavoremo preshto, sa?

Il gioiellino ce l'ha un rivenditore. E sabato a ora di chiusura ce l'ha ancora. Se arrivo lunedì mattina appena apre faccio in modo da trovarla. Per telefono mi sono sembrate persone serie, è difficile capirlo, ma speriamo bene.
E poi durante il fine settimana ci penso. Questi sono rivenditori, scrivono "acquistiamo ogni tipo di veicolo", ma non è che invece di dovermi occupare io di rottamare la twingo, riesco pure a dargliela, almeno perché possano prenderne i pezzi buoni? Magari spuntando pure uno sconticino, oltre a evitare il problema e la spesa della demolizione?
Inizialmente non speravo di poter andare a Roma con un'auto e tornare con un'altra, facendo subito tutti i documenti, e se invece ci riuscissi?

Secondo passo della mission impossible. Riuscire a partire con un'auto e tornare con un'altra.
Prenoto un posto per dormire, in modo da avere due giorni di tempo, lunedì e martedì. Mercoledì non posso, ho un impegno di lavoro.

Partenza alle 4.20 di mattina. Sono un guidatore della domenica, lento, mi fermo mille volte per fare poca strada, mi prendo i miei tempi. Arrivo a destinazione per l'orario di apertura.
Il gioiellino si rivela tale. Ha giusto l'età della tremendazza, pochi giorni di differenza. Revisionata ed efficiente.
Certo, spartana. Per alcuni aspetti mi è sembrato di tornare alla 127 e alla A112. Specchietti laterali manuali, rumorosa, niente pulsantino sulla chiave per aprire. Il bagagliaio, poi, è davvero minuscolo.
Ma sì, chi se ne frega, sono piccolezze. I vantaggi sono molti di più. Airbag, servosterzo, alla fine troveremo pure qualche dotazione in più che non avevamo sulla precedente, come i fendinebbia, il climatizzatore e... udite udite, la radio. Sull'altra macchina non ce l'avevo nemmeno messa!
Ah, dettaglio non da poco, l'auto è a gpl. Caro benzina, non mi freghi!

Deciso, la voglio. La trattativa per convincerli a prendersi la twingo e farmi un piccolo sconto dura poco, inizialmente non pensano nemmeno di prenderla, poi mi offrono 100 euro. Affare fatto.

Terzo passo della mission impossible. Avere tutte le carte in regola per portarla a casa. Questa è facile, ci pensano loro. Il rivenditore e l'agenzia da cui si serve. I documenti provvisori ci sono.
Telefono all'assicurazione per trasferire la polizza da una macchina all'altra. Ok, tempi tecnici e si fa anche quello.

Quarto passo della mission impossible. Questo sembra davvero impossible. Trasferire il gps da un'auto all'altra. Deve farlo un installatore convenzionato, che deve a sua volta essere autorizzato dalla casa produttrice a fare ogni operazione. Mi danno l'elenco degli installatori. Mentre sono al telefono il rivenditore mi dice "questo lo conosco, vieni, ti accompagno". Mi ci porta e gli chiede il favore di farmi il lavoro subito. Staccano il dispositivo dalla vecchia auto.
- dov'era nascosto? Non l'ho mai trovato.
- stava lì, n'artro po' e ce sbattevi 'a capoccia

Montarlo sulla nuova? Appena ci danno l'ok dalla casa madre possiamo procedere. Prima deve arrivare l'assicurazione. Invio i documenti per fare il passaggio. Ora di pranzo.
Di fianco al rivenditore fanno una carbonara che fa sentire davvero di essere a Roma. Memorabile.

"I documenti li abbiamo, tutto a posto, ma abbiamo il sistema informatico bloccato".
Io i programmatori li prenderei a pedate. Sono una brutta razza. Ma mi bloccate l'intera compagnia di assicurazioni in tutta Italia per un pomeriggio? Chissà che hanno combinato, tecnicamente si chiama "disaster recovery".

Gliela facciamo. L'auto sarà assicurata a partire dalle 19. Ma intanto non arriva l'autorizzazione per rimontare il gps. "Quella ci mette da uno a due giorni". Ma siete scemi? Come da uno a due giorni? Io DEVO ripartire domani.
Vado a dormire. Vediamo domani che succede.
E mentre vado in albergo... BANG. Mi tamponano. Di nuovo, e questa volta con la macchina nuova! E vabbè, ma allora ditelo, no? Stavolta nessun danno, meno male!

Il giorno dopo, nulla di fatto. Pare che io debba tornare a Roma quando arriva l'autorizzazione a montare il gps. Una seccatura e un costo, era andato tutto bene finora!
Pazienza, però intanto posso circolare.
Parto. Faccio mezzo Grande Raccordo Anulare e mi richiamano. L'autorizzazione è arrivata. Evvai!

Torno indietro. Si fa tutto e posso ripartire. Missione compiuta!

Con i miei tempi arrivo a casa. Moglie e figlia scendono a vedere il giocattolo nuovo. La tremendazza si accomoda al posto di guida. Non sarà un po' presto?

venerdì 25 dicembre 2015

Buon Natale

Buon Natale a tutti.
Non "Auguri", "buone feste", "happy holidays". Buon Natale.
Del politicamente corretto me ne frego.
Voglio che sia l'occasione per dire basta a tutte le stronzate.
Basta con il togliere i crocifissi e i presepi. E pure col negare i canti di Natale.
Al mondo ci sono tante religioni, credenze e non credenze. E finché non si insulta il prossimo, non si pensa di imporgli la nostra opinione e non si prendono le armi in mano c'è posto per tutti. Anche (e dico anche, e non solo) per i cristiani.
Se ti auguro buon Natale, e per te non è festa, ti importa davvero? Almeno ti starò augurando una buona giornata.
Se ti auguro buon Natale, e tu stai festeggiando un altro Dio, fammi il tuo augurio e sarà benvenuto.

Non sono un baciapile, nemmeno un po'. Anzi, a dirla tutta, non vado a messa nemmeno a Natale. Perché a Dio ci credo, ma a tutto quello che l'uomo si è inventato nei secoli spacciandolo per volontà divina no. Per me quasi tutto il clero può andare a lavorare invece di ingrassare alle nostre spalle.

Ma il crocifisso a scuola non si toglie. C'è stato finora e ci può stare ancora. Per qualcuno ha un significato, per qualcun altro no. Toglierlo è una stronzata. Non offende nessuno.
Io, personalmente, non trovo che la scelta che ha fatto la Francia anni fa, di vietare ogni simbolo religioso nelle scuole sia un esempio da seguire. Non abbiamo bisogno di importare pure le stronzate altrui. E questo vale per ogni religione. Se il tuo senso del pudore ti porta a coprirti i capelli, beh, fallo, non deve essere un problema. Se ti mascheri anche il viso no, mi spiace, così non sei riconoscibile, non va bene.

Rispettare tutte le religioni, integrarsi, significa mettere insieme al crocifisso anche la stella di David, la mezzaluna ed ogni simbolo di ogni credo rappresentato in classe.
Esistono modi di imporre le religioni, altri invece di dare loro un posto senza fare del male a nessuno.
Quando andavo a scuola, la maestra ci faceva fare la preghiera ogni mattina. Ecco, questo anche no!
Vuoi farla tu? Fa pure, per me la preghiera non significa nulla, non costringermi a farla.
Se appendi un crocifisso al muro, al massimo potrò vederlo come un quadretto che non mi piace, non come un'offesa. Ma secondo me chi ha deciso di toglierlo lo ha fatto per paura, non per rispetto, per paura di essere preso di mira da qualche terrorista.

Il presepe, a casa mia si fa. Che significato vogliamo dargli davvero? Non lo so, secondo me una piccola attività manuale da fare in casa quando fuori fa freddo e piove, e la scuola è chiusa, fa solo bene.
E non mi venite a dire "allora non si può fare qualcos'altro?", vi rispondo "anche", ci siamo inventati di tutto, finora. E c'è posto anche per il presepe, non ha mai dato fastidio a nessuno.
Ci siamo divertiti a farlo insieme. Piccolino, come lo spazio che abbiamo in casa. La tremendazza voleva farlo, ci teneva. Ecco qui la nostra piccola opera d'arte.
Ve piace 'o presepe? Diceva Eduardo.


Per l'albero ci attrezzeremo. E' che metterlo via per gli altri 11 mesi richiede spazio, e ci manca proprio.
Da me c'è anche un piccolo crocifisso. Non parla come quello di Don Camillo, ma ha il suo posticino. Non è che sia lì per una ragione particolare, è un ricordo di una cara zia che non c'è più.


Secondo me festeggiare il Natale non è un atto di fede. E' una necessità.
L'inverno, il freddo, e soprattutto il buio sono difficili da sopportare. Io lotto ogni inverno con la depressione. E le feste aiutano a superare questo periodo. Le lucine illuminano le strade e rendono più sopportabile il buio.
Che Gesù non sia nato il 25 dicembre e che i primi cristiani abbiano rubato la festa del dio sole ai pagani lo insegnano a scuola. Chi non segue la lezione si arrangi.
Una volta l'anno iniziava con il giorno più corto, che coincideva a sua volta con la festa del Natale. Poi, tra errori degli astronomi e il fenomeno di precessione degli equinozi, siamo arrivati ad avere tre date diverse.
Resta il fatto che è una festa di cui abbiamo bisogno. E se Gesù è nato il 35 Agosto (chi lo sa?), chissenefrega. Ci siamo inventati una bella tradizione. Feste, regali, canti, lucine, attività manuale, vacanze scolastiche, riunioni con familiari e amici, pranzi e cene, viaggi, tutto va bene per affrontare un periodo che, altrimenti, sarebbe molto duro.

E mo' vogliamo smantellare tutto questo perché c'è chi ci crede e chi no? Uei, ma chissenefrega! Non c'è mica bisogno di credere che il 25 dicembre sia sceso Dio sulla Terra per seguire una tradizione che ci fa gioire in un periodo così triste.
Per cantare "adeste fideles" e "tu scendi dalle stelle" non c'è bisogno di vederli come preghiere.

Io non ho imposto il battesimo a mia figlia, ritengo che non si debba fare. Sarà lei a chiederlo quando, e soprattutto SE vorrà. Ma a scuola ho scelto di farle fare religione. Abbiamo conosciuto la sua insegnante, che invece di indottrinare, insegna LE religioni, che sa trasmettere senza imporre.
Si chiama cultura, non buttiamola nel cesso. Serve a integrarsi, a conoscersi, a non odiarsi.
Io di molte religioni conosco poco più di zero, e avere l'occasione di imparare non sarebbe male.

Trovo che questa scuola abbia fatto, come al solito, le scelte migliori. Ha formato un coro che sta facendo la sua tournee di canti natalizi in giro per la zona. Nessun obbligo, ci va chi vuole, subito dopo la scuola. Aule e insegnanti a disposizione, maestri pazienti e bambini che si divertono. Chi mi tocca questa cosa lo prendo a badilate sui denti.

Buon Natale a tutti.

domenica 13 dicembre 2015

Senza bussola

Immagine presa dal web
La parte più difficile è questa. Lo sapevo, me lo aspettavo, ma nonostante tutto non ci ero preparato e le difficoltà mi buttano un po' giù.
Prendere la laurea in confronto è stato più facile. Non perché non richiedesse sforzi, anzi..., ma perché mi era chiaro quello che dovevo fare. Tutto più o meno definito: programmi, date degli esami, materie da studiare. Era ben difficile fare del lavoro inutile.

Ora è diverso. Proviamo a riassumere cosa è successo in questi mesi. Un mese e mezzo dal giorno della proclamazione, qualche mese in più da quando ho finito gli esami.

Ho preparato il mio cv, ci sono state due gentilissime volontarie, che ringrazio ancora qui, che si sono offerte di revisionarmelo e che lo hanno migliorato molto.

Ho mandato delle applications ad alcune aziende. Non sono moltissime (circa una quindicina per ora) perché il lavoro è impegnativo. Non sto mandando cv a tappeto a tutte le aziende che trovo. Non servirebbe e potrebbe essere controproducente. Sto procedendo così:
- Cerco gli annunci di lavoro in zona. Inizialmente ho ristretto la ricerca alla sola San Diego, che è la città dove preferirei abitare. Ora sto includendo anche Los Angeles. E' molto più grande e ci sono più aziende.
- Seleziono l'azienda. Qui potrei prendermi dei fischi. Tante volte ho sentito che quando si cerca lavoro non bisogna andare troppo per il sottile e accettare qualunque cosa. Può essere la cosa giusta da fare quando si ha assoluto bisogno di lavorare, non quando si cerca di migliorare la propria situazione.
Consultando questo link si può sapere se un'azienda ha già sponsorizzato dei visti o delle green card. Ci sono aziende che hanno già fatto questa trafila tante volte, altre che non potrebbero nemmeno farla, alcune perché sono troppo piccole, altre perché lavorano con enti governativi dove è richiesta la cittadinanza americana per poter mettere mano a dati riservati.
Un'altra cosa che mi importa è il work-life balance. Detto chiaramente, non ho intenzione di finire a lavorare 50/60 ore alla settimana come fanno in molti da quelle parti. Non mi interessa diventare ricchissimo e andare in giro in Ferrari, il tempo è una risorsa preziosa, che vale più dei soldi.
Tento di evitare le aziende di consulenza. Ho parlato qui di questo mondo, da cui sto cercando di uscire. Se fosse necessario potrei rivedere questo criterio e tentare il salto attraverso una di queste aziende, ma non per rimanerci.
- Se l'annuncio pubblicato dall'azienda è per un profilo molto diverso dal mio, ma l'azienda potrebbe essere interessante, cerco se ce ne sono altri più calzanti, sempre della stessa ditta.
- Se posso competere per la posizione, personalizzo il resume e la cover letter per adattarli al massimo all'annuncio. Non li riscrivo da zero ogni volta, il resume ha meno bisogno di essere personalizzato, la lettera di presentazione molto di più, bisogna cercare di far capire a chi legge che sono io la persona che sta cercando.
- Salvo tutto (annuncio, cover letter e resume inviati) e prendo nota. Sarebbe un grosso errore ricevere una risposta e non poter risalire all'annuncio, non ricordare più per che posizione mi sono candidato.

15/20 applications inviate.
- 3 risposte negative. Una dopo 2 giorni, una dopo 10 minuti, un'altra dopo un mese.
- Un'azienda in cui mi hanno chiesto se ho intenzione di spostarmi lì. Ho risposto di sì, poi silenzio totale.
- Un'azienda di consulenza (sì, non me n'ero accorto quando ho inviato il cv) che mi ha contattato, mi ha proposto degli annunci riservati ai cittadini americani (manco se ne sono accorti che non lo sono) e poi, quando gli ho detto che non posso concorrere per quelli, mi hanno detto di continuare a cercare sul loro sito. Lo sto facendo, intanto ho preso contatto via linkedIn con la persona che mi ha risposto, ampliare la rete serve sempre.

Cosa succede dall'altra parte? Pare che alcune aziende facciano una prima selezione dei cv scartandone alcuni appena ricevuti, altre invece stabiliscono un periodo in cui ci si può candidare e, dopo questo termine cominciano a scartare. Non sono davvero sicuro che tutti rispondano, come finora mi è stato detto, mi sa che molti non lo faranno affatto.

Come fare a migliorare e a raggiungere l'obiettivo? Non lo so. Sono senza bussola, è quello che vorrei riuscire a capire.
Sicuramente, rispetto a chi è già in USA e ha già un permesso di lavoro o la cittadinanza, sono svantaggiato, ma questo lo sapevo dall'inizio. Provare a esaminare i motivi può forse aiutare:
- Non posso concorrere per qualunque posizione, ci sono lavori riservati ai cittadini USA.
- Il livello di esperienza richiesto per la posizione deve essere medio-alto. Per un entry-level, o un profilo troppo junior hanno probabilmente già tanti candidati a portata di mano, senza bisogno di impelagarsi nel lavoro che serve per ottenere un visto. Qualche volta ci provo comunque.
E qui è difficile. In teoria lavoro in informatica da 5 anni, ma io so (e non lo dico) che non sono 5 anni veri, che per la maggior parte di questo tempo mi hanno dato degli incarichi che professionalmente non mi hanno fatto crescere, che esiterei a chiamare "informatica".
- Negli annunci di lavoro americani sono spesso richieste delle competenze e delle metodologie di lavoro che in Italia non si sono mai sentite nominare. E ti pareva, al solito in Italia l'innovazione è rifiutata e si arriva sempre più tardi su tutto. Acquisire competenze del genere senza averne la possibilità sul lavoro richiede del tempo a casa, per poter cercare di averne almeno un'infarinatura. Insomma, sto più inguaiato di prima con lo studio.

Intanto qui cosa succede?
In poco tempo dovrò sostituire la mia auto. Ormai non è più in condizioni di passare la prossima revisione, che sarebbe a luglio. Speravo di potercela fare prima ad andare via, in modo da non aver bisogno di un'altra macchina. Ora temo di non potercela fare, mi sto già muovendo per fare questo cambio, cercando un mezzo non troppo vecchio (nuova non ci arrivo a comprarla) e dai costi di mantenimento mooooolto bassi come la Twingo che mi sta lasciando. Tanto, a lavorare ci vado coi mezzi quasi sempre, però quando la macchina serve, serve.
Sul lavoro ci sto pensando. Nell'azienda dove sono le prospettive di poter fare dell'esperienza "rivendibile" sono poche. Allo stesso tempo non so se ci sono molte alternative in Toscana e vorrei evitare un trasloco "intermedio" in una zona come Milano, dove potrei tentare anche di facilitare questo passaggio. Un trasloco con la famiglia è costoso, in termini di tempo, soldi, sofferenza, va affrontato per andare in un posto gradevole, non in uno dove non vorrei assolutamente rimanere.

Dal giorno della laurea ho ricevuto diverse proposte di colloqui di lavoro. Alcune aziende si sono fatte dare l'elenco dei laureati dal politecnico e mi hanno contattato.
Se avessi assoluto bisogno di lavorare non avrei problemi, questa è già una situazione invidiabile. Purtroppo queste aziende sono tutte in zona Torino - Milano (vedi sopra) e, spesso, si tratta di proposte rivolte a chi si è appena laureato ed ha esperienza zero (qualcuno ci ha anche messo lo stipendio nell'offerta, che è poco più della metà del mio attuale). Rispondo, con la massima cortesia, che lavoro da alcuni anni, che se hanno qualche possibilità in Toscana ne parliamo volentieri.

Probabilmente la strada per l'America passa per un cambio di lavoro qui. L'ideale sarebbe trovare un'azienda che abbia sedi sia qui che in California ed ottenere di essere poi trasferito, ma non so proprio se si riesce.

Quando un modo di fare non funziona bisogna fermarsi a riflettere e cambiare strategia.

martedì 8 dicembre 2015

Come nasce un violino (terza parte)

Eccoci di nuovo in un laboratorio di liuteria. Oggi costruiremo il fondo e la tavola di uno strumento ad arco.
Per chi avesse perso la prima e la seconda parte, ecco i link:
Prima parte
Seconda parte

Anche qui, non avendo immagini originali da presentare, farò largo uso di foto prese dal web.
Abbiamo piegato le fasce sulla forma ed abbiamo messo insieme (giuntato) le due parti di tavola e fondo. Ora appoggiamo le fasce e disegniamo il bordo di questi due pezzi, poi li ritagliamo.

www.romaliuteria.it


http://www.trabucchi.com/
andremo ora a dare esternamente la forma a tavola e fondo con le sgorbie

http://www.trabucchi.com/

e poi la rifiniermo con delle piccolissime piallette.

http://www.trabucchi.com/

Quel bordo colorato che si vede nella foto è il filetto. Non è disegnato, si tratta di un intarsio. Serve a prevenire le crepe su tavola e fondo e come abbellimento. Per inserirlo si scava un canale molto preciso.

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Dopo aver rifinito l'esterno dei piani armonici si scava l'interno, sempre utilizzando sgorbie e piallette.

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Gli spessori vengono misurati con una precisione di 0,1 mm. Non sono predefiniti, sarà l'artigiano a deciderli caso per caso, a seconda del pezzo di legno che sta lavorando. 
Anche l'interno viene rifinito. Il fondo è pronto.

Per la tavola, invece, verranno ritagliate prima le effe. I fori presenti sul piano armonico del violino non hanno, come si tende a credere, la funzione di "far uscire" il suono dalla cassa armonica, ma quella di interrompere la venatura del legno per renderlo più libero di vibrare.
La forma delle effe non è determinante per il suono, ma per l'estetica. Dei fori armonici belli da vedere rendono uno strumento bellissimo. 
Le effe vengono disegnate con un modellino e poi ritagliate con un seghetto da traforo. Per rifinirle si usano il coltello e la lima.

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Manca ancora un elemento. Il più difficile di tutti, giusto nel caso in cui quello che abbiamo visto finora vi sia sembrato semplice. La catena. Si tratta della "trave di sostegno" della tavola. E' una barretta di abete che viene incollata all'interno della tavola e che ha il compito di sostenere il peso delle corde dal lato sinistro. 
Per essere incollata all'interno della tavola, la catena dovrà averne la forma, ma non esatta. Dovrà avere un raggio di curvatura inferiore rispetto a quello dell'interno della tavola, per poter essere incollata a pressione. In questo modo farà forza verso l'esterno, e questa forza verrà controbilanciata una volta che sulla tavola ci sarà la pressione delle corde.
Una foto può rendere solo vagamente l'idea di cosa vuol dire realizzare una catena.

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Una volta completati, il fondo e la tavola vengono uniti alle fasce. Si incolla prima il fondo con degli speciali morsetti (oh, finalmente una foto mia!)


Poi si estrae la forma. Bisogna scollare gli zocchetti dalla forma con delle martellate. Infine si incolla anche la tavola con gli stessi morsetti.


Ecco qui, la cassa del nostro strumento ad arco è completa.
Per unire la cassa al manico dovremo preparare una sede per incastrarlo.
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Quindi potremo incollare il manico alla cassa

www.tritontv.com

Dopo alcune rifiniture, il nostro strumento in bianco è pronto. Finora è stato difficile, è stata richiesta molta precisione, ma il bello deve ancora venire...

domenica 6 dicembre 2015

A concorso

Ecco a voi il primo post-concorso "crea la vignetta".
Allora, mi piacerebbe vedere illustrata una vignetta che ho in mente, ma non so assolutamente disegnare. Chi vuole provarci? 
Tutte le vignette verranno pubblicate e messe ai voti per eleggere la vincitrice.

Il soggetto è questo:
Un tizio apre la porta di casa, sulla soglia c'è la sua tredicesima.
 "Benvenuta, accomodati." le dice
e lei "non mi fermo molto, sono passata giusto un attimo per salutare e vado via subito".

chi ci prova? Diffondete, diffondete...