domenica 5 ottobre 2014

La strage di Viareggio

Post sconsigliato alle persone troppo sensibili, da leggere con cautela


29 Giugno 2009. Ore 23.48

Un treno merci carico di GPL sta attraversando l'Italia. Partito dal Piemonte per andare in Campania, segue la via litoranea col suo pericoloso carico. Un carico posto su un convoglio che non avrebbe dovuto circolare.
Mentre il treno sta uscendo dalla stazione di Viareggio un asse del primo carro cisterna si rompe.

Nel bel mezzo della città. A 800 metri dalla stazione.
Ancora una manciata di chilometri e questa tragedia sarebbe successa in aperta campagna. No, sfiga maiala, proprio nel bel mezzo della città.

Il treno deraglia, i carri carichi di gas si ribaltano. I macchinisti, eroicamente, frenano il treno, saltano giù dal convoglio, scavalcano un muro e corrono a dare l'allarme, nella sede della croce verde.
Intanto succede il disastro. Una scintilla e il gas esplode.

Come una bomba in mezzo alla città. I muri crollano e tutto brucia. Per colmo di sfortuna bruciano anche le ambulanze della croce verde che, vicinissime al luogo del disastro, non potranno portare soccorso a nessuno.

In questa mappa ho provato a tracciare, approssimativamente, la zona interessata dalla tragedia.




Le storie legate a quella notte sono terrificanti. Moriranno in tutto 32 persone, tra cui diversi bambini.
Quale genitore può immaginare, mettendo a letto il proprio figlio, al sicuro nella propria casa, che il bambino non vedrà un altro giorno?

Un uomo passava in moto, di lui verrà ritrovato solo il casco.

Un ragazzo di 16 anni, uscito vivo dalla zona dell'incendio, si butta tra le fiamme per cercare di salvare la sorellina. Moriranno entrambi.

Famiglie intere vengono spazzate via in una sola notte. Anzi, dire in una sola notte sarebbe troppo poco. Alcune delle vittime hanno lottato per mesi prima di esalare l'ultimo respiro.

Quando tutto questo è successo io a Viareggio non c'ero mai stato. Io e mia moglie ci svegliammo con questa notizia terrificante al telegiornale. Una notizia, purtroppo, come molte, molte altre. Una notizia di quelle che segui per qualche giorno, poi i riflettori si spengono e si dimentica.

Strana coincidenza, poi, due anni dopo, ho conosciuto da vicino questi luoghi. La mappa in alto inquadra anche, un po' fuori dal cerchio rosso, la sede dell'azienda per cui lavoro. Per due anni e mezzo ho viaggiato da Lucca a Viareggio, in treno, passando ogni giorno esattamente nel punto dove questa strage si è consumata.
Due anni dopo non sarebbe stato possibile riconoscere il luogo della tragedia. Alcune case sono state abbattute perché pericolanti, così come la passerella pedonale. La linea ferroviaria, che collega Genova a Roma, è stata ripristinata. Ci sono state però un paio di cose che ho notato, non subito, ma dopo un po' di tempo, passandoci tutti i giorni. E quando le ho notate mi si è gelato il sangue. Mi spiace, ma non ho le foto da mostrare.

Una è un cartello "VIAREGGIO". Uno di quei cartelli che indicano in che stazione ci si trova, in modo da sapere quando si deve scendere. Il cartello è bruciato. Chissà quante cose simili vediamo tutti i giorni. "I soliti vandali", ho pensato la prima volta. Poi ho fatto mente locale, ho inquadrato la zona e, no, nessun vandalismo, quel cartello bruciato è l'ultimo testimone di quella tragica notte.

L'altra era una casa. "Che strano", ho pensato. Un pezzo di edificio così sottile. Come una stranezza di qualche architetto. Poi, distante, un'altra parte, come se continuasse. "E' come se a questo edificio mancasse un pezzo".
No, non è "come se". In mezzo c'era proprio un altro pezzo. E in quel pezzo ci vivevano le persone che hanno vissuto quell'incubo. Un contatto con la realtà pari a una mazzata in fronte.

Da quel 29 giugno sono passati più di cinque anni. E intanto i riflettori si sono spenti. Ma non a Viareggio. Per la città la ferita è ancora aperta.
Ho avuto modo di conoscere molti viareggini. Alcuni molto bene. E posso affermare una cosa, senza paura di essere smentito. Che i viareggini hanno un cuore immenso.

Proviamo a fare due conti: Viareggio fa sessantamila abitanti d'inverno, esclusi quindi i villeggianti.
Le vittime sono state 32, di cui 22 italiani e dieci stranieri. Questo vuol dire che probabilmente una gran parte dei viareggini non conosceva le vittime, né aveva nessuno coinvolto in qualche modo tra i propri cari.
Cosa potremmo aspettarci? Che i cittadini partecipino magari all'inizio, che ai funerali ci siano anche persone estranee, ma non tantissime, che vogliano far sentire la propria presenza, la propria vicinanza.

A Viareggio possiamo aspettarci questo





Rubo qualche trafiletto da  wikipedia:

"Il 29 luglio 2009, ad un mese della strage, si tenne la prima commemorazione: una marcia silenziosa di circa 15.000 persone."

"Il 29 giugno 2010 è stato il primo anniversario dell'incidente ferroviario. [...] Quasi ventimila persone, con fiaccole e messaggi di solidarietà, hanno sfilato per i cinque chilometri di percorso..."

In questi due anni e mezzo ho visto tanti striscioni, o anche lenzuola attaccate a qualche cancello. Nessuna udienza è passata inosservata.

Sì, perché c'è un processo che dura da più di cinque anni, 33 imputati e nessun condannato, finora. Perché dove è stato costruito questo maledetto asse? Quando? Chi aveva la responsabilità di controllarlo? Chi quella di farlo circolare sui binari italiani?

Per chi vuole cercare queste risposte le fonti non mancheranno.
Al processo, il presidente del consiglio Letta decide che lo Stato non si costituirà come parte civile. Il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime scrive una lettera straziante a Letta (al link la lettera e la risposta dell'ex presidente del consiglio).
Ricordo il giorno in cui cercavo di leggere questa lettera sul giornale, al bar a Viareggio. Prendevo il giornale, ne leggevo un pezzo, mi trattenevo dallo scoppiare a piangere, mollavo il giornale dicendo "non ce la faccio", poi riprendevo.

Nel cercare documentazione per scrivere questo post, scopro altre due cose che avrei preferito non vedere mai.
Una è il licenziamento di un ferroviere che aveva accettato di fare da consulente alle famiglie delle vittime. Denunciato dal presidente delle ferrovie e poi licenziato.

L'altra potete leggerla qui:
cinque-anni-fa-la-strage-di-viareggio-gli-imputati-hanno-fatto-tutti-carriera

Non si può, non si deve.
Mai più

2 commenti :

  1. Grazie per questo post, hai rinfrescato la memoria anche a me.

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