domenica 23 novembre 2014

23 Novembre 1980

Quando la Storia ti passa accanto

Matera, domenica 23 Novembre 1980, ore 19:34.
Una domenica come tante, in una tranquilla città dell'Italia meridionale, all'inizio degli anni '80.
Avevo 6 anni.
E quella sera, che io ricordi, c'erano dei parenti da noi. Erano visite frequenti allora, mia sorella aveva un anno e quando ci sono dei bambini piccoli in casa tutti vengono a vederli.
Io e mio fratello eravamo nella nostra stanza.

Ad un certo punto succede qualcosa che non capisco. E che capirò dopo.
Si esce di casa, tutti. Mi fanno entrare nella 127 della nonna.
"Che bello" pensai "si va a fare un giro in macchina".
Facciamo poche centinaia di metri, arriviamo al Pino. Un traffico incredibile. Giriamo attorno alla rotatoria e torniamo indietro.
Continuo a non capirci nulla. Ma che è successo?

E' tutto quello che ricordo di quel giorno. Mi hanno raccontato che quella notte dormimmo in roulotte. Non ricordavo nemmeno questo.
Quella sera la Storia, quella con la S maiuscola, ci era passata molto vicino. E per nostra fortuna non ci aveva toccato. Ma questa fortuna a tanti altri non è toccata.

Il Terremoto.
Non "un" terremoto, "IL" Terremoto. Il terremoto dell'80. Il terremoto dell'Irpinia. Il peggior terremoto dal dopoguerra in Italia.
6,9 gradi Richter. 2914 vittime (leggasi duemilanovecentoquattordici). Interi paesi rasi al suolo. Da quella notte 280.000 persone sono rimaste senza casa, alcune per il resto della loro vita.



Matera è abbastanza lontana dall'epicentro di questo sisma, e se l'è cavata quasi senza danni.
Quasi.
In via Roma i cornicioni caddero. Una casa a pochi passi dalla nostra crollò internamente. La vidi per anni circondata da una rete, inagibile.

A Matera ce la siamo cavata con un grande spavento.
Ma un grande spavento è dire poco.

Queste sono le immagini che mi sono passate sotto gli occhi allora. Tutte le immagini di questo post sono prese dal web.




La paura per me è cominciata allora. Dopo aver visto queste immagini. Quando ho capito cosa era successo davvero. Quando per me poteva dirsi tutto finito.
"Hanno trovato una bambina abbracciata alla nonna sotto le macerie". Disse qualche giorno dopo mio nonno. Ho immaginato quella scena e non l'ho dimenticata più.
Perché a 6 anni pensi ancora che i tuoi genitori, i tuoi nonni, possano proteggerti da tutto. E invece così scopri che anche loro possono essere impotenti.

Per la paura non potevo dormire.
- Non si possono fare le case antisismiche?
- Anche questa lo è. Non vedi che ha resistito?
- E la casa nuova che stanno costruendo?

Ma mio padre era laureato in geologia. E sapeva quel che faceva, quando scelse di comprare casa alla base della collina di Matera, invece che in alto. Nella zona più solida. E infatti in quella zona anche con i terremoti successivi, di intensità molto minore, non è successo nulla.



In questa occasione la disorganizzazione nei soccorsi rese il bilancio più grave di quello che già era. Per giorni non si capì quanto era grave la situazione e quali erano le zone più colpite, anche a causa dell'interruzione di elettricità e collegamenti telefonici. La protezione civile non c'era, nacque proprio a seguito di questo evento.

E' raro che io parli di mio padre, e rarissimo che ne parli bene. Ma questa è l'occasione per farlo. Aveva modo di dare una mano e lo fece. Possedere una macchina col gancio di traino e saper trainare le roulottes era un aiuto prezioso. E fu precisamente quanto andò a fare in quei giorni (a Muro Lucano, mi raccontano) Anche la nostra roulotte, per un piccolo periodo, ha offerto rifugio a qualcuno.

Da allora di terremoti, molto più piccoli, ne ho visti diversi. Nel 1990, a scuola, con la scena divertente della professoressa barese terrorizzata che urla "San Nicola, i figli miei" e mi manda a vedere come stanno.
Poi nel '91, e ancora altri in diverse parti d'Italia. Fino a 2 anni fa, quando hanno fatto uscire mia figlia dall'asilo e i miei zii mi hanno chiamato preoccupati.
Ora so cosa si deve fare in caso di terremoto. Già alle scuole medie, anche se non esistevano ancora le esercitazioni e i piani di evacuazione, ce lo spiegavano.
"Non correte nei corridoi, sono stretti e vi ritrovereste intrappolati". "Siete molto più al sicuro se vi mettete sotto i banchi, o sotto la cattedra, o, meglio ancora, sotto il pianoforte (perché, al conservatorio, avevamo i pianoforti in classe)".
Ora, quando c'è un terremoto, non mi preoccupo nemmeno, aspetto prima di vedere quanto è forte.

Ma la paura di quelle immagini che ho visto allora, quella no, lo sto capendo dopo tanto tempo, quella non passerà mai.

4 commenti :

  1. e' un post molto intenso.

    io invece non dimentichero' facilmente L'Aquila 2009, anche se non c'ero li, ma lo abbiamo sentito da Roma, ed e' il terremoto che ha segnato l'abruzzo.

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    1. Grazie Marica. Vedere distrutta la propria terra fa male anche quando sei lontana, anzi forse di più.

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  2. salve, avevo 7 anni e vivevo vicino Pompei fui l' unica a non avvertire le scosse ora vivo in irpinia e mi domandavo se la seconda immagine non sia proprio il mio paesello, lascia pensare quanti milioni piovvero allora sulla gente e quanta cementificazione ne seguì e come siano invece stati presi per i fondelli quelli dell' Aquila in tempi recenti, che le chiese decidate a san ciriaco ( de mita ) qui spopolino la dice lunga

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    1. L'infamia dei soldi distribuiti, mai arrivati alla povera gente che è rimasta in una baracca per tutta la vita mentre la camorra con quei soldi si arricchiva è ancora sotto gli occhi di tutti.

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