giovedì 16 luglio 2015

L'ultima fatica

Eccomi qua, di ritorno da Torino. Il treno attraversa millemila gallerie, quando sbucherà, dopo avermi offerto lo spettacolo meraviglioso del mare delle cinque terre, sarò quasi arrivato.
Ultimo esame: Economia. Un complementare che non ha nulla a che vedere con l'ingegneria.

Alle 9 di mattina nell'ufficio del prof.
In ascensore mi guardo allo specchio e alzo il pollice. Mi dico "E' l'ultimo"

E l'ultimo esame è andato. Un bel 25. E chiudo la serie infinita di esami (35, trentacinque esami!) con la media del 26.

Passo in segreteria a chiedere cosa fare per la laurea. Non c'è da fare la tesi, per i corsi a distanza sono previste delle alternative. Io ho fatto una relazione (lunga come una tesi) sul lavoro che faccio, con tanto di certificazioni dell'azienda.
Il 27 ottobre c'è la proclamazione.
"Ma, per curiosità, mi sa dire lei come si calcola il voto di laurea?"
Finora è stato per tutti noi un mistero.
"Ecco qui, c'è sul portale della didattica in questa pagina il calcolo fatto".
Il voto sarà basso. Il meccanismo penalizza terribilmente i teledidattici. Resterò probabilmente sotto il 100.
Voglio essere onesto con me stesso. Ho fatto quello che ho potuto, non sono un genio e sono arrivato fin qui. Speravo di poter fare di più, ma davvero non me la sono sentita.

Ma ce l'ho fatta. Ho finito con i 35 esami di questa facoltà e a ottobre avrò la mia laurea. E l'ho conquistata:
- Al Politecnico di Torino. In Ingegneria Informatica
- In meno di 6 anni. Per i corsi a distanza questo significa essere in corso.
- Con la media del 26.
- Lavorando.
- Perdendo, cercando e ritrovando in questi anni due volte il lavoro.
- Con tre traslochi e corrispondenti cambi di città.
- Con una figlia aveva un mese quando mi sono iscritto ed ora sta per compiere 6 anni.

E c'è una cosa importante che continuo a dire da allora: non ho fatto niente di speciale, quello che ho fatto io lo può fare chiunque altro.

A tutti quelli che continuano a dire "non si può fare" mando un grandissimo "Vaffanculo". Sono stanco di sentire tanta gente che pensa che si debba prima studiare, poi lavorare e che non si possa fare diversamente, che studio e lavoro non sono compatibili.
Non sono il primo a dimostrare che non è vero, ma questi idioti continueranno a dirlo lo stesso e a stroncare tanta gente che ce la potrebbe fare.

Sono tante le persone che voglio ringraziare per questo.
Le prime sono le mie donne. Mia moglie ha sicuramente più merito di me in questo. Tutto quello che ha fatto per permettermi di studiare non si può riassumere in poche parole. Dallo stare insieme alla figlia anche per settimane senza un momento di pausa, al gestire la casa senza mai un aiuto (e mo' mi tocca però) a tanto altro.
La Tremendazza non sa ancora cosa vuol dire avermi per sé. Aveva un mese e mezzo quando ho cominciato, ora che ho finito io comincerà lei (a settembre entra in prima elementare). Abbracciarla ieri sera e poterle dire "ora papà è tutto tuo" non mi è sembrato vero.

E poi voglio ringraziare tante altre persone che mi hanno supportato. Ascoltandomi quando ero senza più forze, con qualche buona parola. Tra voi che state leggendo nessuno si senta escluso, e non mi fate "Chi, io?". Ci proverò a ringraziarvi tutti, spero di riuscirci.

Con un moto di orgoglio spropositato metto qui la foto del mio libretto elettronico, che ho visto crescere a partire dal 2009.



Ci vediamo a ottobre a Torino, siete invitati!

6 commenti :

  1. Complimenti per tutto quello che siete riusciti a realizzare. Non è da tutti. Io ad esempio non l'ho fatto!

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    1. Ti ringrazio tanto, speranzah.
      Insisto, però, non ho fatto nulla di speciale, è questo il messaggio che voglio far passare, insieme a "non è mai troppo tardi"

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  2. Congratulazioni Luciano, e massimo rispetto. Davvero non è da tutti fare quello che hai fatto tu, e questo significa che farai grandi cose anche dopo :-)

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    1. Ti ringrazio tanto, cara Silvia. Certo, siamo solo all'inizio, ma, giuro, non ho scritto questo post per incensarmi, ma per dire a chi vuole provarci: "ce l'ho fatta io, puoi farcela anche tu"

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