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sabato 9 gennaio 2016

cose dell'altro mondo

Siamo nel 2016, ce ne siamo accorti, eh!
Forse qualcuno no. E allora un piccolo sforzo per fargliene accorgere ci vuole.
E' quel che mi è capitato oggi. Una scena forse fin troppo consueta, ma no, oggi non mi andava di fare finta di niente.
Semplicemente, un tizio, per strada, apre un pacchetto nuovo di sigarette e butta i rifiuti per terra.
Non è una scena purtroppo nuova da queste parti, anzi, è così roba di tutti i giorni che la città è un autentico immondezzaio. E giù ogni giorno a vedere segnalazioni su segnalazioni sui social network. Ma queste lasciano poi il tempo che trovano.
Beh, stavolta ho voluto dire basta. E ho fatto al tizio, un signore di mezza età,
"ma insomma, si butta tutto lì per terra?"
e questo "sì", con la gran faccia tosta.

No, una cosa del genere non era accettabile, gli ho detto che è un grandissimo incivile.
- va via che non ho voglia di discutere, se no ti do una labbrata.

Ecco, un piccolo gesto maleducato come buttare qualcosa per terra, già non è da tollerare. Ma tutti sbagliano. Quel che è grave è risponder male a chi te lo fa notare e rifiutarsi di correggere. Questo no, per me non va mai, e dico MAI e ripeto MAI perdonato, ma condannato con la massima severità.

- gentaglia come lei non dovrebbe esserci sulla faccia della Terra. E ora venga dai vigili se ha il coraggio.

Questa è stata la mia risposta.
Il comando dei vigili era poco distante, e il tizio ha continuato a dire che mi avrebbe mollato una labbrata. Peggio per lui.
Suono il campanello al comando dei vigili urbani
- potete intervenire per favore, c'è un tizio che vuole menarmi.
- dov'è?
- è qui, sta arrivando

L'imbecille ha raccontato la sua versione, dicendo che l'ho offeso (ma quando?). I vigili hanno tentato di calmare le acque, ma sono stato durissimo. O andava a raccogliere quello che aveva buttato o avrei fatto la segnalazione, che significava una multa per lui.

Non è facile spuntarla in queste occasioni. Mi è andata bene. Proprio perché sentendosi provocato, lo scemo è venuto dai vigili. Se se ne fosse andato per conto suo, sarebbe stato difficile trascinarlo al comando della polizia municipale.
Bene, il tizio è dovuto andare a raccogliere le sue cartacce, accompagnato da un vigile.

Cosa succederà poi? Secondo me:
- se non troverà più nessuno ad ostacolarlo lo rifarà peggio di prima, sentendosi offeso e sempre in diritto di fare quello che gli pare
- se troverà almeno due o tre persone che faranno la stessa cosa, si arrenderà all'evidenza e la smetterà.
Difficile che accada. Troppo difficile. E come lui ce ne sono troppi, la maggioranza.

Siamo nel 2016, e ancora c'è al mondo gente così. E ancora nel 2016 c'è da incazzarsi col prossimo che non ha capito che comportarsi civilmente è un dovere, non un qualcosa che non lo riguarda.
Cose dell'altro mondo...

mercoledì 13 maggio 2015

Body rental


Body rental... affitto di corpi. Suona un po' come "prostituzione", e alla fine non è nemmeno tanto diverso.
Gli italiani l'inglese non lo sanno. Ma ad usarlo a cazzo di cane sono i primi.

Ma che cos'è il body rental? E' ormai lo standard, la normalità del lavoro in informatica. Almeno in Italia. Il miglior modo di rendere stabile il precariato.

E' quello che mi avrei voluto sapere quando ho cominciato a studiare. Non avrei cambiato idea, ma forse sarei riuscito a muovermi meglio in questa palude. Eppure, per quanto abbia cercato di chiedere informazioni pochi anni fa, questo mondo l'ho scoperto solo standoci dentro.

Come funziona, dunque, il lavoro, per un programmatore di software, oggi, in Italia?
Diciamo innanzitutto una cosa: va meglio rispetto ad altri settori. Un po' di lavoro c'è. Anche se quasi tutto concentrato a Milano e poco più di qualche briciola nelle altre grandi città del centro-nord.

L'Italia, si sa, da tempo non è più la terra delle invenzioni, delle innovazioni. Allora a cosa serve l'informatica? Soprattutto alle banche. E, in misura molto minore, ad altre grosse aziende (grandi fabbriche, catene di supermercati, compagnie petrolifere ecc).
Ci si aspetterebbe, dunque, che queste aziende assumano informatici, tanti quanti gliene servono, e non sarebbero pochi.

E invece no!
Come no?
No, non li assumono.
Assumere? Che significa? Parola ormai cancellata dai dizionari di italiano da qualche versione a questa parte.

Lo hanno fatto in passato. Ed ora hanno al loro interno già un certo numero di dipendenti. Non necessariamente tutti utili.
Ma ugualmente avrebbero bisogno di un certo numero di lavoratori in più. Un buon numero. Si sono inventate questo sistema che servirebbe, in teoria, per gestire i picchi di lavoro. Li prendono in affitto. Da qui il termine "body rental".

Se questa soluzione fosse applicata in maniera corretta, sarebbe anche buona. La banca X ha bisogno di 20 persone in più, ma solo per qualche mese, e le prende in affitto.
Da chi?
Da aziende che fanno esattamente questo lavoro. Le società di consulenza. Che in teoria dovrebbero avere al loro interno delle persone preparate, da collocare su richiesta dei clienti. Un po' come mandare gli operai sul cantiere.
Bene, se la società di consulenza assumesse le persone che manda "sul cantiere".
Bene, se la società di consulenza garantisse ai suoi lavoratori una copertura lavorativa continua. E se li formasse.
Bene, se questo sistema servisse solo a gestire picchi di lavoro e se il cliente poi assumesse le persone più meritevoli. Sarebbe per il lavoratore un modo di inserirsi poi in un'azienda e rimanerci.

Non avviene nulla di tutto ciò.
Molto spesso la società di consulenza non conosce affatto le persone che manda a lavorare. Il titolare di queste aziende accompagna il candidato a fare un colloquio presso il cliente, presentandolo come un dipendente che da anni è presso la sua azienda e falsificandone il cv (negli annunci o nelle mail di contatto è specificato che il candidato deve presentare all'azienda di consulenza un cv in formato doc. Questo documento verrà modificato, verranno aggiunti anni di esperienza inesistenti presso la società di consulenza).
Non è difficile che il candidato e il titolare della società di consulenza si conoscano davanti alla sede dell'azienda cliente.

Una volta che il candidato, inventandosi quello che il cliente vuole sentirsi dire, passa la selezione, la società di consulenza gli fa un contratto. A progetto. Per l'esatta durata del lavoro presso il cliente. Il rischio che qualcosa vada storto e il lavoro finisca prima se lo becca il lavoratore. E l'azienda di consulenza non rischia nulla, non mette in gioco niente. Spesso non ha una sede fisica, o ha un piccolissimo ufficio per i colloqui. O prende anche quello in affitto.

Se il lavoratore (il consulente) è bravo e fortunato, i contratti gli verranno rinnovati a oltranza. Se lo è ancora di più, potrà essere assunto presso l'azienda di consulenza (più raramente, è il mio caso).
All'azienda cliente va bene così. Non assume mai, nemmeno con contratti precari. Nemmeno quando un consulente lavora presso l'azienda cliente da 15 anni.
Non è che le aziende clienti siano all'oscuro di questi meccanismi. Allora perché si rivolgono alle società di consulenza? Perché non fanno almeno un contratto precario al lavoratore? Perché poi non cercano di assumerlo? Per clientelismo, per amicizia tra chi c'è in un'azienda e chi c'è nell'altra. Magna tu che magno io.

E il consulente, se ha un contratto da precario, può essere pagato meno di quanto previsto dai contratti nazionali, senza ferie, malattia, tredicesima, tfr.
All'interno dell'azienda cliente esisterà sempre la differenza tra dipendenti e consulenti. I dipendenti, quelli che ce l'hanno fatta fino a qualche anno fa, avranno dei contratti migliori, la possibilità di crescere, di fare carriera. I consulenti no. Mai, nemmeno quando verranno dati loro degli incarichi di responsabilità. In molti casi si lavora bene insieme, in altri esiste una discriminazione forte. In alcune aziende hanno diviso la mensa dei dipendenti da quella dei consulenti. In altre dipendenti e consulenti sono divisi anche se lavorano insieme (e devono fare chilometri o telefonarsi continuamente per lavorare insieme).

Tra qualche giorno verrò spostato, come una pedina. Da Firenze a Viareggio. E vorrei tanto che non fosse vero.
Non è che volessi restarci ancora a lungo, ma questo cambio mi fa soffrire molto. Lascio delle persone a cui mi ero affezionato molto e devo tornare in sede, dove non volevo stare. E, visto che poi, dopo la laurea, comincerò a muovermi davvero per andare via dall'Italia, con i miei colleghi di Firenze sarà un addio. Loro questo non lo sanno, ma ho voluto ringraziarli uno per uno per come mi hanno accolto. Gliel'ho scritto "vi ho voluto bene e non vi dimenticherò". E ho pianto.

Questo è quello che voglio lasciare, sperando, cercando con tutte le mie forze di trovare una situazione migliore, un'azienda in cui crescere. Arrivo a questa battaglia con le armi spuntate, non tanto perché la laurea la prenderò dopo i 40 anni (ormai dovrebbe mancare poco), ma perché non mi è stata data finora la possibilità di fare molta esperienza utile. Ho bisogno di riprendermi, di uscire da questo sconforto.
E, come sempre, devo farcela. Non posso permettermi di arrendermi. Non ho mai potuto e non posso adesso.

domenica 7 settembre 2014

Le compagnie telefoniche - seconda parte

Ecco come è andata a finire.
Mi richiamano e mi dicono anche che la bolletta è giusta, che non hanno incassato soldi di troppo e che d'ora in poi continueranno a prendersi 20 € in più.

In pratica mi avevano fatto un'offerta per telefono, dicendo che avrei pagato un contributo "una tantum" per alzare le soglie di traffico tel. e internet e che per il resto il mio canone sarebbe rimasto inalterato.

L'operatrice che mi ha richiamato ieri nega. Nega spudoratamente che possano avermi detto una cosa del genere. E alla mia richiesta di dirmi quale sarà il mio canone netto d'ora in poi si rifiuta, dicendo che lei non si mette a fare i calcoli, che devo farmeli io.
Tutto ciò perché alla fine il canone che si paga è composto da voci assolutamente poco chiare in cui non viene mai detto all'utente quanto realmente pagherà.

L'antitrust, anni fa ha sanzionato questi comportamenti. Una volta questi giochetti li facevano escludendo l'iva dagli importi, ora sono stati obbligati a farlo.

Mi sono informato su cosa fare per recedere dalla 3 prima di aver concluso il contratto di 30 mesi che scade l'estate prossima. Mi prospettano una penale da 240 euro. Quindi recederò l'anno prossimo.
Non che sia un problema pagare una bolletta più alta, alla fine dei conti il servizio almeno lo sto ricevendo e mi interessa, non come succede tante volte che ci si ritrovano fatture per servizi non richiesti. Avrei anche potuto decidere io di pagare quei soldi in più per alzare le soglie, mi interessava comunque.

Il problema vero è la mancanza di trasparenza. L'essere costretti a stare sempre con la guardia alta perché l'imbroglio è dietro l'angolo.

Già mi immagino qualcuno che mi dice "ma quanto sei stato ingenuo, ti fanno un'offerta del genere e ci credi?".
Trovo molto grave il fatto di dover sempre lottare contro gli imbrogli. La cosa ancora peggiore è che su queste truffe, oltre al fatto che è difficile eventualmente lottare contro questi giganti ed averla vinta (anche se qualcuno ha vinto delle cause), non esistono mai responsabilità personali.

Cioè, a volte i clienti vanno a sfidare la compagnia telefonica in tribunale, qualche volta vincono e ricevono i rimborsi dopo aver penato anni e speso più di quel che ricevono. In alcune occasioni queste grosse aziende prendono le stangate che è giusto che prendano, succede anche alle assicurazioni che fanno cartello per tenere i costi alti, per esempio.
E poi chi paga le multe che prendono queste aziende? Nuovamente i clienti. Non vengono mai individuate e arrestate le persone responsabili.

Quando una ditta di queste imbroglia i clienti e incassa soldi, questi soldi vanno nelle tasche di qualche persona. Quando la suddetta ditta viene multata, chi ha intascato i soldi se ne fa un baffo.

E ad ogni occasione mi ripeto: non voglio più avere a che fare con l'Italia. Quando riuscirò ad andarmene non voglio metterci più piede, voglio rinunciare anche alla cittadinanza. Ho voluto aspettare un po', proprio per non scrivere nulla a caldo, per rabbia.
Purtroppo situazioni di questo genere sono sempre più frequenti, l'Italia peggiora ogni giorno. L'onestà è sempre di più considerata qualcosa di sbagliato, di adatto agli stupidi.
Per me è un conto alla rovescia. Ma questa è un'altra storia, ve ne parlerò...

martedì 26 agosto 2014

Le compagnie telefoniche

Con le compagnie telefoniche è sempre una lotta. Non si può mai parlare di un servizio e di un compenso dovuto, si deve sempre avere a che fare con un nemico.

Mi è stato suggerito di usare la pec per comunicare. Ha valore legale e sembra che sia più temuta delle consuete raccomandate A/R. Dopo aver penato col call center ho scritto questa pec:


Segnalo con la presente un errore nella fattura ...
Ne risulta un totale del conto telefonico di ... 21,30 € in più del dovuto.

Ho segnalato il problema all'operatore del call center 133, che ha inoltrato la segnalazione, indicando che l'importo verrà poi accreditato nella bolletta successiva, soluzione inaccettabile.

La fattura in questione, con scadenza 8/9/2014 deve essere infatti annullata e sostituita da una successiva con l'importo corretto. Non vi sono i presupposti legali perché H3g possa richiedere l'anticipo di una qualunque somma non dovuta al cliente riservandosi poi di stornarla successivamente. L'incasso di tale fattura costituirebbe reato di appropriazione indebita ai sensi dell'articolo 646 del codice penale.

Preciso quindi che, qualora tale azione dovesse avere luogo, mi rivolgerò alla magistratura perché il responsabile sia sanzionato penalmente.

Segnalo inoltre la grave scortesia dell'operatore che mi ha risposto, che oltre a rifiutarsi di inoltrare la mia richiesta di cancellazione della fattura, si è rivolto con toni aggressivi e, soprattutto ha chiuso la comunicazione senza che fosse arrivata a conclusione (mi ha sbattuto il telefono in faccia). Resto in attesa di conoscere le sanzioni che verranno applicate al vostro operatore per questo comportamento.

Esigo di essere tempestivamente ricontattato al n. ... per la soluzione di tale controversia

Luciano Canosa
Insomma, con questi presupposti una compagnia telefonica potrebbe anche chiedere un milione di euro, per poi rimborsarlo successivamente.
Vediamo cosa succede.