venerdì 19 settembre 2014

Flessibilità e precariato

non è che questo blog sta diventando un po' troppo serio?

Se ne fa sempre un gran parlare. Non solo in questi giorni. Articolo 18, tutele dei lavoratori, lotta alla disoccupazione... tanti paroloni.

Sempre una lotta tra due fazioni. C'è chi sostiene che il mercato del lavoro italiano è troppo rigido, che il lavoratore dipendente è troppo tutelato e per questo le aziende non vogliono assumerlo e chi invece pensa che le tutele siano troppo scarse e andrebbero rafforzate per combattere il precariato.

C'è un paese spaccato in due: chi ha il posto fisso, quasi sempre da tanto tempo, che gode di diritti sconosciuti a chi ha un contratto precario e zero tutele.

E ricorrono sempre queste due parole: precariato e flessibilità. Vengono usate per presentare la stessa situazione in un caso con un'accezione negativa, da chi vuole combatterla, nell'altro con significato positivo da chi vuole mantenerla e rafforzarla.
Ci ho pensato tante volte e per tanto tempo. Non sono due facce della stessa medaglia. E forse è proprio questo l'oggetto del contendere. Ho cercato di dare due significati diversi a queste parole e ne ho dipinto due situazioni molto distinte. Mi fa piacere condividerle qui con voi.

Il precariato e la flessibilità hanno, secondo me, solo un aspetto: la possibilità, per il lavoratore, di essere licenziato facilmente. E per me l'attinenza finisce qui. Gli aspetti differenti invece sarebbero:

- La facilità di trovare e ritrovare lavoro più volte nella vita. .

In un mercato del lavoro flessibile (ideale) la disoccupazione è bassa, non solo, ma non ci sono grosse discriminazioni, si può cominciare una nuova attività a qualsiasi età, chi ti assume non chiede che tu abbia 20 anni di età e 40 di esperienza. Non sono amicizie e raccomandazioni a farti lavorare. Sono le competenze e i meriti che permettono di ricollocarsi.

Dove c'è precariato la disoccupazione è alta e ricollocarsi per chi perde un lavoro è impossibile, verrà sempre dopo chi è più giovane (o più raccomandato) di lui. O mantieni lo stesso lavoro tutta la vita o sei fottuto.

- Le retribuzioni.

Chi oggi ha un contratto di lavoro precario è anche sottopagato oltre a non avere certezze. Hanno fatto male ad ammazzare Biagi, dovevano uccidere la sua legge, che sopravvive ancora.

La flessibilità prevederebbe invece che la mancanza di certezze venga retribuita con uno stipendio notevolmente più alto di quello che prende chi ha un posto fisso. Una retribuzione che dovrebbe coprire anche i periodi morti, senza lavoro, di passaggio tra un impiego e un altro, in modo che, mentre si cerca un nuovo lavoro, si hanno risparmi con cui affrontare il periodo.

- La meritocrazia

In un mercato del lavoro flessibile, se perdi un lavoro può essere per demerito, o anche perché le cose per l'azienda in cui lavori non vanno bene, ma non perché si riesce a trovare qualcuno più schiavo di te che può sostituirti per uno stipendio minore, magari anche a scapito della qualità. Se sono le tue competenze e il tuo impegno a permetterti di andare avanti, non hai paura di perdere il lavoro, perché sai che se vali potrai trovarne un altro, e se non vali, devi darti un'occasione per migliorare.

Io finora forse le ho vissute tutte. Flessibilità, precariato, posto fisso. Passando da uno all'altro, non sempre migliorando. La flessibilità l'ho amata e ne ho goduto quando è stato possibile, e non escludo di cercarla di nuovo. Quando ho sentito dire "Il posto fisso, che monotonia...", sapevo che quelle parole erano dette a sproposito, ma mi ci sono riconosciuto.

Chi vuole intervenire? Cosa ne pensate? Com'è il mercato del lavoro dove vivete? Flessibile o precario?


4 commenti :

  1. Analisi perfetta. Io sono lavoratrice autonoma da sempre, quindi guardo tutto questo un po' dall'esterno, però mi sembra che la flessibilità funzioni discretamente solo là dove c'è un'economia dinamica, che non è certo il caso dell'Italia in questo momento.

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    1. Per l'autonomo, a seconda della situazione, si può parlare di flessibilità o di precariato (mai di certezze). Grazie Silvia, non perdere il prossimo post, pane per i tuoi denti.

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  2. qui, per quanto ho visto dall'esperienza del marito, direi che dominano flessibilita' e meritocrazia... pero' non ho molta esperienza, non so se sia cosi' ovunque o meno (anche se direi di si a occhio e croce).
    La cosa che spaventa e' che si viene licenziati da un giorno all'altro (o da un'ora all'altra) pero' si trova lavoro abb facilmente.

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    1. Grazie Marica. Ovviamente, essendo cresciuti in un ambiente "protetto" ci spaventiamo di più all'idea di questi licenziamenti improvvisati. Gli americani si sentono tranquilli così o anche loro sono altrettanto insicuri?

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