domenica 14 settembre 2014

Un giorno di ordinaria follia

Sveglia alle 5.30
6.15. Si parte. Moglie e figlia dormono beate. Buon momento per salutare la figlia con tanti baci senza che rompa le scatole con i suoi "basta baci papà". La mia mogliettina si sveglia per un attimo per augurarmi buon viaggio. "Cuidate, me haces saber".
Lucca, i 5 tornanti del Quiesa, Massarosa, Viareggio.
Parcheggio davanti all'ufficio. Ma non vado a lavorare. E' che è proprio il posto migliore per parcheggiare vicino alla stazione.
E lì vicino c'è un bar. Dove C. e A. mi hanno viziato e coccolato con i loro caffè cappuccini per 2 anni e mezzo. Alle 7 è molto presto, ma la porta è già aperta. Entro sfoderando il mio "Donna C.!", imitando il collega siciliano che la chiamava così appena entrato.
E lei è lì, dolce come sempre. Mi chiede come stanno i colleghi a Firenze, li ha conosciuti tutti, ci ha viziati tutti.
Si fa colazione insieme, è un bel rito prima di ogni esame.

E poi si parte di nuovo.
Stazione di Viareggio. Quella lì, quella tristemente famosa. Il posto dove qualche anno fa sono bruciate, in una sola notte 32 vite. La tragedia si sente nell'aria in quella stazione. Che effetto fa passarci tutti i giorni per due anni e mezzo?
Binario 3, intercity per Genova. La buona riuscita dell'esame dipende anche dalla presenza sul treno di tavolini e prese, dalla possibilità di sfruttare anche questo tempo per studiare.

Ho il posto prenotato, ma c'è sempre qualcun altro. Ne prendo un altro. Una signora mi chiede se le dà fastidio la sua borsa sul sedile di fronte al mio, cerca di attaccar bottone dicendo che poi viene sempre qualcuno a scocciare perché vuole per forza il suo posto.
E già, penso, uno prenota un posto, magari un po' di tempo prima per sceglierlo, arrivi tu e ti piazzi dove ti pare e sono gli altri a dare fastidio? Non mi piacciono queste persone, evito di risponderle.
Poco dopo sale una ragazza piena di bagagli, cerca il suo posto e questa in malo modo le indica che è più avanti. Le dico di appoggiare pure lo zaino lì mentre lo cerca. La suddetta signora si infastidisce chissà perché e cerca di nuovo di lamentarsi di qualcosa. Le sfodero un "ma piantala!" e la metto a tacere. E' un bel risultato. Non sapevo farlo prima, ho imparato a non stare zitto e a rispondere a tono quel che penso.

Fuori dal finestrino il mare, le cinque terre. Stupendo, anche in una giornata grigia come questa. Stupendo anche se ci sono millemila gallerie che scassano i maroni e non c'è linea per cellulare e internet.

Genova, si cambia.
Rapido e puntuale, senza nemmeno avere il tempo di pensare alla bellezza di questa città, senza avere l'occasione di visitarla. Il treno per Torino è già arrivato.
Altre millemila gallerie, la squallida pianura padana e poi la stupenda Torino.

Torino Porta Nuova.
Telefonata alla moglie. Sono arrivato, viaggio tranquillo, cosa combina la tremendazza?
E la figlia "papà, perché vai a lavorare?". Figlia mia, lo sapessi almeno io...

La zona attorno alla stazione è degradatissima, le puttane ti adescano in pieno giorno sotto i portici, le facce che vedi non sono rassicuranti e bisogna stare attenti al portafogli. Non rende giustizia a una città così bella.
Torino ricca di Storia. Quella Storia con la S maiuscola. La prima capitale d'Italia, la città dei re, la città delle più grandi invenzioni italiane. A quanti personaggi illustri avrà tagliato i capelli mio nonno fino agli anni 30?
Mezz'ora a piedi. Quando non fa freddo e c'è il tempo, è piacevole fare questo tratto. Attraversare i viali e i controviali. I controviali, per fortuna, ce li ha solo Torino, alla fine si sono rivelati una boiata pazzesca e il traffico è peggiore.









Politecnico di Torino. Anzi, Po-li-te-cni-co-di-To-ri-no. Sì, perché di questa istituzione sono orgoglioso davvero di fare parte. Mi piace, anche se ci ho dovuto veramente buttare il sangue finora per passare gli esami che ho fatto, anche se ha tutti i suoi difetti come università resta un'istituzione di alto livello. 

Immagine presa dal web
Politecnico di Torino - Logo.png

Questo logo me lo porterei anche stampato in fronte. Perché, alla faccia di chi dice che studiare e lavorare è impossibile, cari signori, io vengo a dare gli esami al Politecnico di Torino, dove non ti regalano nulla e quando passi un esame te ne senti orgoglioso.

Per l'esame c'è tempo. Prima si fa un salto qui. 


Mensa universitaria. Io non odio le mense. Anzi, per me sono già un lusso, rispetto al dovermi sempre portare dietro da mangiare (freddo). E questa è stata la mia prima mensa. Mi piace, poi mi piace vedere sempre lì le facce sorridenti delle signore che ci lavorano, le stesse da 5 anni.

E poi vado al bar a gustarmi una delle meraviglie del mondo moderno. Il marocchino. Non c'è storia, come lo fanno a Torino non lo fanno da nessuna parte, provare per credere.


E' quasi ora, in che aula è l'esame? Ah, già, direttamente nell'ufficio della prof.




Ormai siamo quattro gatti. Dopo che quella troia della Gelmini ha deciso di chiudere i corsi a distanza, nessuno si è più potuto iscrivere, ho fatto appena in tempo. Ma bisogna finire entro un anno a partire da adesso, altrimenti non c'è scampo nemmeno per noi.

In quattro stavolta. Ormai siamo sempre noi, ogni volta ci trovi qualcuno che conosci già, si scambiano consigli per i prossimi.
- a me manca programmazione in ambienti distribuiti
- te lo mando io il materiale, l'ho fatto a maggio. E Dispositivi come l'hai preparato?
- lascia stare il videocorso, prendi il libro, conviene, ce l'hanno qui al CLUT.

L'esame, come sempre, scritto, come sempre al cardiopalma. Pochissimo tempo, non c'è il tempo di pensare, bisogna già essere sicuri appena si vede un esercizio. La penna deve fumare, niente brutte e belle copie. Me la cavo con la penna cancellabile. 
E poi sai che toccheranno giorni di attese interminabili, aspettando la mail che ti dice come è andata, consultando ogni momento il portale del poli per vedere se ci sono già i risultati.

E poi si torna indietro.
Porta Nuova, Genova, Viareggio. E i 5 tornanti del Quiesa per arrivare a Lucca.

Ogni esame è un viaggio, 35 in tutto. Ogni volta è un pezzo d'Italia che ti passa di fianco.


11 commenti :

  1. Quanti sacrifici si devono fare per arrivare a toccare i sogni, ma manca meno e ce la farai!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Devo dire che questi non mi pesano. Quando ne vedi la ragione i sacrifici acquistano un significato.

      Elimina
  2. Complimenti. Non sapevo che avessero chiuso i corsi online. Ma di tutte le università?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Benvenuta Speranzah, e grazie!
      Al politecnico hanno attivato dei corsi senza obbligo di presenza, meno buoni dei nostri corsi a distanza. In altri atenei non so. Noi abbiamo 35 esami semestrali, invece di 20 annuali, per la triennale e questo permette a chi lavora di gestirsi meglio. Per legge, che io sappia, hanno ridotto il numero di esami sostenibili per la laurea.

      Elimina
  3. Un viaggio davvero. Ma il marocchino non lo sapevo che li' fosse cosi' buono, mannaggiammiasorella.

    RispondiElimina
  4. È vero, che tu a Torino hai tua sorella ed hai avuto occasione di camminare per queste stesse strade. Il marocchino ce lo prendiamo insieme alla prima occasione.
    Ciao ne'

    RispondiElimina
  5. ti ammiro davvero tanto.... io mentre studiavo non riuscivo a fare altro!

    cmq e' vero, anche per noi frequentanti agli ultimi esami eravamo sempre pochi e ci si conosceva tutti, non come la bolgia del biennio... dai che manca pochissimo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cioè, ora saresti tu che ammiri me? Veramente sono io che ammiro te.
      Bisogna resistere ancora. Ancora 7 esami. Questa volta non ne è andato neanche uno

      Elimina

I commenti sono sempre graditi, sono l'anima del blog. Dì pure la tua.