Rieccomi a parlare della terza scelta
"Tu non sai cosa vuoi"Alzi la mano chi non si è mai sentito incolpare di questo.
E quando ho sentito queste parole con tono di accusa ho sempre cercato di difendermi, dicendo che non è vero. Poi, per tanto tempo ci ho pensato.
Non sapere cosa si vuole è una colpa? Ci ho messo anni a capire che non lo è. Perché quando si può scegliere si ha anche la responsabilità di farlo.
E così ho capito che per la nostra generazione sapere cosa si vuole è una conquista. E anche una conquista difficile.
Da un lato tutti quelli che hanno 20-30 anni più di te che ti dicono che hai tutto, che una volta si viveva con poco. Gli anziani che ti raccontano della povertà, delle scarpe sfondate e dei cappotti rivoltati. E che te ne fanno una colpa perché, almeno da questo punto di vista, a te è andata meglio. Puoi studiare, anzi puoi scegliere cosa studiare. Bene, ma la responsabilità è grossa.
Dall'altro le strade che ti si aprono davanti e tu non sai dove portano. E se sbagli non sai se puoi tornare indietro.
E come si fa a scegliere un posto per stabilirsi? Un conto è quando si presenta un'occasione: l'università, un lavoro, un partner, che ci porta in un Paese nuovo e lì si fa una scelta spesso tra il luogo d'origine e quello dove si è creata l'opportunità di andare. E già così non è una scelta semplice.
Cercare a tavolino il luogo dei propri sogni è tutto un altro paio di maniche.
Il fatto che le radici non esistano più aiuta. Perché ora sono in una città che non è la mia, e non ho più una mia città, una base, un posto dove tornare indietro.
Cercare, sì, ma cosa?
Cos'è che determina lo stare bene o no dove si vive? Cos'è che mi ha fatto cambiare mille volte idea?
Anche molto prima della crisi e dell'ondata di emigrazione di questi anni.
Prima di tutto il clima.
Sì, io sono uno che ha freddo anche al Sud Italia. Molto. Funziono tra i 25 e i 35 gradi, soffro il caldo solo sopra i 40, solo allora comincio a far funzionare un ventilatore (un condizionatore mai, non ne ho mai avuto uno, nemmeno in auto). Sotto i 20 gradi muoio letteralmente di freddo. Siamo a Ottobre, abito a Lucca, 20 m sul livello del mare. E impreco contro il freddo dalla mattina alla sera.
Diciamo pure che un clima così lo gradirei per un paio di mesi all'anno. Ora, fino a maggio-giugno c'è da soffrire.
Vorrei vivere dove non si soffre mai il freddo. Questa è sempre stata la mia priorità. E, visto che ci tenevo così tanto (chi ride lo fulmino) sono stato per anni a Cremona, a Sondrio e a Cuneo, dove sono arrivato ad agosto ed ho letto i cartelli sugli edifici "non sostare vicino agli edifici dopo le nevicate" perché si possono staccare dei pericolosi lastroni di ghiaccio.
A Lucca fa meno freddo, ma quei cinque pallini gialli che vedete in figura rappresentano una vittoria insolita. Di solito ci sono sette nuvolette con le gocce.
continua...
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