domenica 9 novembre 2014

un posto al sole (seconda parte)

Il post più disordinato del blog

(...continua da qui)


ecco, come dicevo, sette a uno per le nuvolette, qui è così quasi tutto l'anno, nonostante la temperatura, tutto sommato ancora accettabile. Mi basterebbe non scendere più di così.
Ho cambiato mille volte idea sul posto dove vivere, al punto che fatico a credere a me stesso ora che credo di essermi fatto un'idea più precisa e di aver trovato un obiettivo.
Perché non solo non è facile scegliere un posto senza averlo visitato, ma ci sono sempre tanti di quei compromessi che diventa molto difficile capire cosa accettare e cosa no.

E mentre cercavo di capire dove mi sarebbe piaciuto andare, cercavo anche di capire come fare a lavorarci.
E mentre esaminavo un posto venivano sempre fuori dei difetti scoraggianti.
Ho pensato prima all'Australia, poi alla Grecia, in ordine sparso, alla Spagna, a Mauritius, all'America Latina...
stop, questo l'ho fatto davvero.
L'ho già raccontato, ho vissuto in Messico per un anno. Sono tornato e me ne pento da allora.
Ho tentato di tornarci ancora, per tanto tempo, senza riuscirci.
Perché in Messico non è difficile trovare lavoro. Il difficile è sopravvivere con quel che si guadagna.

O almeno, questa è stata la difficoltà più grossa, quella che mi ha costretto a tornare indietro.
In Messico me la sono cavata un po' insegnando italiano e, intanto, prendendo dei piccoli lavoretti di liuteria. Ma non bastava.

Certo, quando ci penso, non mi pento di averlo fatto.
Sono partito senza avere un lavoro e senza avere nemmeno idea di come fare. All'avventura, alla giornata. E me la sono cavata.

Avevo paura quando sono partito. Ho sempre avuto paura nei momenti più difficili. Ed è un bene.
Le parole "choc culturale" sono familiari ai miei lettori, che me le hanno insegnate e le vivono ogni giorno.
La sapete una cosa? Io lo choc culturale l'ho avuto passando dal sud al nord Italia. Il sud Italia e il Messico si assomigliano molto di più. E lì lo choc non c'è stato. Con le persone ci stavo bene e basta.

Purtroppo tornarci oggi a vivere non è possibile. L'insicurezza che si vive ogni giorno per colpa di una criminalità sempre più forte e di uno stato sempre più corrotto, a partire dalla polizia, rende troppo rischioso farci crescere una bambina. E poi, per la Tremendazza, abbiamo bisogno di una buona scuola. E l'istruzione messicana non gode di riconoscimenti, nemmeno ufficiali, al di fuori dei confini nazionali.

Anche il cambio di lavoro, dall'artigianato all'informatica, mi ha portato a orientarmi diversamente.
E così ho cominciato a pensare alla California.
Non tanto alla silicon valley, dove, forse, e dico forse, trovare lavoro può essere molto facile. Mi piacerebbe vivere al mare, non all'interno e la parte centrale della California non è abbastanza calda per me. San Francisco, poi, mi pare di capire che sia un frigorifero, brrrr.

Insomma, qui, a questo punto della mia ricerca, un paio di anni fa, siete arrivati voi. E il primo blog che ho incontrato (lo conoscete benissimo), che ha per autrice una santa donna (titolo conferito da mia moglie ad ogni donna che ha a che fare con me), mi ha fatto innamorare di San Diego e mi sta facendo pensare da un paio d'anni alla California meridionale come obiettivo.

Il clima sembrerebbe perfetto, ahem, forse è ora che io parli anche degli altri aspetti che cerco.

Uno è molto difficile. Vorrei trovare un posto con un buon livello di legalità e allo stesso tempo gente calorosa e accogliente. Sembrano aspetti inconciliabili, non convivono mai queste due cose nello stesso posto. O si trovano i paradisi della legalità, con gente fredda, o i paradisi dell'accoglienza, dove però l'idea di rispetto per il prossimo sembra sconosciuta.

Da quel che ho letto finora, la California sarebbe (o sembrerebbe) un paradiso della legalità e del rispetto verso il prossimo. Come forse gran parte degli USA. Invito a smentire chi ci vive o ci ha vissuto e non la pensa così, mi interessa approfondire (Silvia, è inutile che fai finta di niente, sei invitata a dire tutto il male che pensi, quando ti ricapita?)

Dal punto di vista delle possibilità di socializzare, mi importa molto di più per la figlia che per me. Ma magari su questo approfondirei nella prossima puntata. Spero di non averla fatta già troppo lunga.

Chi se la sente di dire quello che pensa? Non mi rivolgo solo a chi conosce la California, a tutti quelli che vogliono intervenire. Ogni parere è benvenuto.

5 commenti :

  1. Direi che la california del sud corrisponde alla tue esigenze... pero' temo che non sia abbastanza calda per te, cioe' dall'idea che mi sono fatta, a te piacerebbe un posto molto piu' caldo di qui... certo meglio qui di Lucca :-)
    Per es in questi giorni fa veramente caldo (noi stiamo ancora in magliette e infradito) pero' appena il sole si abbassa (cioe' dalle 4 di pomeriggio in poi) le temp scendono molto.... al mattino alle 9 trovo la macchina ricoperta di brina e fredda, poi 3 ore dopo devo accendere l'aria condizionata :-/

    Qui mi pare legalita' e accoglienza ci siano, pero' forse come ti sarai gia' fatto un'idea il concetto di accoglienza e di amicizia degli americani e' diveso da quello degli italiani, mi sembra che qui tutto resti un po' piu' in superficie....

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  2. Quindi un'escursione termica elevata tra giorno e notte. Di giorno un calore gradevole e di notte, quando si sta a casa al calduccio può anche fare un po' freddo. Mattina e sera fresche. Non mi dispiace l'idea.
    Devo dire che Lucca, come clima, è la migliore, tra le città italiane in cui ho vissuto. La più piovosa, purtroppo, ma la meno fredda.
    Su questo aspetto la cosa che mi lascia più incertezze è che il mare sia così freddo da non poterci mai fare il bagno.
    Purtroppo alcuni compromessi sono necessari e non si può avere proprio tutto, bisogna mettere un po' sul piatto della bilancia tante cose.
    Sulla legalità mi hai convinto in diversi post in cui mi scrivi che i pacchi possono restare fuori dalla porta tutto il giorno e nessuno tocca niente, che anche se basterebbe una spallata per buttare giù una porta ci si sente al sicuro, ecc.
    E sull'accoglienza e la facilità/difficoltà di inserirsi, aprirò un post a parte (se la pazienza dei miei lettori non è arrivata al limite, intanto alterno con qualcosa di più leggero).

    Grazie ancora, santa donna!

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  3. Haha, mi sa che ti deluderò! Senti, a me di San Francisco fa schifo quasi tutto, ma la mia è un'opinione estremamente personale e dettata da fattori che hanno a che vedere con il mio lavoro, le mie opinioni, la mia storia ecc ecc... tutte cose che non sono trasferibili ad altre persone. E visto che tanta gente ci sta bene, chi sono io per imporre la mia opinione? In bocca al lupo! :-)

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    1. Grazie Silvia, per esserti espressa.
      La tua è un'opinione personale, come quella di tutti. E mi interessa proprio conoscerla. Non è mica un'imposizione.
      Non vale, parli male di SF tutto il tempo e ora che ti invito a farlo nibsa :P
      Un premio a chi capisce le donne!

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