Siamo all'inizio degli anni 80. Rispetto ad oggi un'epoca spensierata. O forse perché io allora avevo otto anni. Nemmeno compiuti. E quei piccoli ricordi ti restano dentro.
Una serata davanti alla televisione. Come milioni di persone.
E, mi fa piacere ricordarlo, davanti alla televisione in bianco e nero.
La televisione a colori allora era una novità. Non mi ricordo se era già arrivata da noi. Ma quella sera la partita la vedemmo in cucina, sul televisore in bianco e nero.
Qualche giorno prima, al compleanno di mio fratello, la tv grande del salone era accesa su Italia-Brasile. L'esplosione di Paolo Rossi, che rifila tre pappine alla migliore squadra del mondo e, pochi giorni dopo altre due alla grandissima Polonia di Boniek, che farà poi il mazzo alla Francia di Platinì.
Allora nessuno se lo aspettava di vedere questa finale. Beata ingenuità, mentre iniziavano le immagini del collegamento chiesi a mio padre "Andiamo a Madrid a vedere la partita?" Ovviamente non era possibile...
Basterebbe dare un'occhiata all'elenco delle nazioni partecipanti per capire come la Storia sia passata come un carro armato su quegli anni, come quella sera sia distante un'epoca da oggi:
URSS
Cecoslovacchia
Jugoslavia
e soprattutto: quella partita è ricordata come Italia - Germania.
Nooo, Italia - Germania OVEST. C'è una bella differenza. Il muro di Berlino era in piedi e ci sarebbe rimasto ancora per anni.
Allora i migliori giocatori di ogni nazionale militavano nel campionato italiano, o ci sarebbero arrivati a partire dall'anno successivo: Platinì, Maradona, Boniek, Zico, Falcao, Socrates, Junior e tanti altri, oltre, ovviamente, a tutta la nazionale italiana.
Non che io sia mai stato un grande appassionato di calcio e, meno ancora, un intenditore. Ma in quel momento, in quell'epoca, il calcio era ancora qualcosa che univa il Paese. E il presidente più amato della storia della repubblica ancora di più. Insieme all'allenatore più amato. I fumatori di pipa più famosi d'Italia.
Nando Martellini dà il benvenuto dal Santiago Bernabeu di Madrid ed io e mio padre iniziamo a seguire la partita.
Per qualche motivo sono considerato un portafortuna. Metà del primo tempo, mi allontano qualche minuto. Bestemmione di mio padre.
Che è successo? Chiedo. "Cabrini ha sbagliato il rigore". Non mi sembrò grave allora. Paperino ne aveva sbagliati 3 in un giorno solo mentre si allenava per i mondiali.
Il primo tempo finisce zero a zero. Antognoni si era beccato una squalifica e non aveva potuto giocare la finale, poi Gentile si era infortunato dopo pochi minuti e Bearzot l'aveva sostituito con Altobelli. Scelta azzeccata, visto che poi sarà lui a segnare il terzo gol.
Pablito regala l'ultima chicca aprendo le marcature nel secondo tempo, poi Marco Tardelli mette la firma con il due a zero. E' lì che la partita è davvero nostra, quando l'urlo simbolo del mondiale attraversa il campo.
E' lì che Pertini si alza e dice "non ci prendono più". Poi ci pensa "Spillo" Altobelli a mettere a segno il 3-0. "Ormai la partita è vinta" penso, e mi allontano ancora un attimo.
Secondo bestemmione di mio padre.
"Ci hanno fatto gol".
"Che importa, ormai abbiamo vinto!"
E poi l'urlo "Campioni del mondo". Tre volte.
La prima per due generazioni di Italiani, la prima della storia della repubblica, la prima in televisione.
Capitano Zoff che alza la coppa diventerà un'altra immagine simbolo. Guttuso ne farà un quadro e poi arriverà anche il francobollo. Chissà dov'è finito, ce l'avevo.
Pochi minuti dopo ci affacciamo dal balcone e vediamo le macchine sfrecciare con bandiere e clacson.
"Andiamo anche noi?"
"No, meglio di no". Forse perché effettivamente correvano come matti e non sembrava così sicuro mettercisi in mezzo.Quella vittoria è rimasta nel cuore a tutta l'Italia per tanti anni ancora. Anche più della successiva. Il perché non lo so, e non importa.
Forse quella è stata l'ultima volta che l'Italia (inteso come il Paese, non la nazionale di calcio) ha vinto. O forse mi è piaciuto crederlo perché avevo otto anni, e a quell'età il mondo è buono.
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