martedì 25 agosto 2015

Come, dove, quando e perché. 2) Dove

Ormai sto scrivendo i post a puntate come le storie di Topolino. Sarà perché mi sono sempre piaciute tanto.
I dubbi sul luogo a cui voglio puntare, sono finalmente sciolti. La maggiore difficoltà è nello scegliere questo posto "a tavolino", senza poterci andare prima, nemmeno per un piccolo periodo, per provare a vedere come ci si potrebbe stare.

Nella prima parte vi ho presentato una cartina. Rieccola.


Da qui ho detto che amplierei di poco le zone verdi per circoscrivere la mia ricerca. Questo è quello che intendo. Mi sono divertito a ritoccarla grossolanamente, come fanno quelli che mettono barba e baffi ai quadri.


Per chi, come me, considera l'Italia un posto troppo freddo (fatta eccezione per l'estate) la ricerca è difficile.
Giusto per essere chiari. A luglio, quest'anno, parliamo del mese più caldo da un secolo a questa parte, ho sofferto anche io il caldo. Ma molto meno di quanto soffro il freddo ogni inverno.
Mentre ora, ad agosto, per me c'è il clima perfetto.

La grossa difficoltà sta nel trovare, all'interno di queste zone verdi, un luogo in cui condurre una vita agiata, senza dover fare i conti ogni giorno con gravi problemi di sicurezza (come mi è già successo e succederebbe ancora in Messico), potendo offrire alla Tremendazza un ambiente, oltre che sicuro, di qualità, in cui crescere.

Il centro-nord Europa, che risponde bene a questi requisiti, che offrirebbe meritocrazia, work-life balance e servizi eccellenti per la famiglia, si trova in zona gialla. Come dire, neanche parlarne.

Ho così deciso di puntare alla parte meridionale della California.
E' strano che proprio io sia arrivato a pensare agli Stati Uniti come destinazione. Li ho evitati come la peste per tanto tempo. Sono stato anti-americano a partire dalla prima guerra del golfo, quando ho cominciato a identificare gli USA come i peggiori guerrafondai della Terra.
Non ho gioito come qualche imbecille quando il giorno del mio compleanno è diventato la data simbolo di una tragedia che ha visto la morte di tremila innocenti ad opera di chi odia l'occidente. Ma non ho mai appoggiato tutte le invasioni volute dalla Casa Bianca, la "guerra preventiva" in Iraq, che non c'entrava nulla e tutti gli interventi militari fatti al solo scopo di controllare le zone chiave del mondo.

A Cremona c'erano due statunitensi a scuola. Uno era una persona di gran cuore e molto intelligente, un ex ingegnere della IBM, con cui ho avuto un bel rapporto. Un altro era uno stupidotto che una volta è venuto a casa (abitava al piano di sopra) per chiedere a me e ai miei coinquilini come mai si forma la condensa sui vetri, perché non ci aveva mai pensato, non si era mai chiesto il perché di questo.
Non so perché, ma l'americano tipo l'ho identificato con questo secondo soggetto. E credo che sia qualcosa di molto comune.

In Messico ho scoperto (ignorantone che sono!) che gli USA hanno invaso metà del territorio messicano e che ne sono ancora proprietari. Che i messicani ce l'hanno ancora con loro per questo dopo 150 anni. Mentre ero in Messico il governo statunitense ha decretato che i messicani hanno bisogno di un visto anche per fare scalo aereo negli Stati Uniti. E i passeggeri vengono imprigionati in una sala d'attesa dalla quale non possono uscire fino al momento della partenza del nuovo volo. Quest'ultima notizia non l'ho verificata, me l'hanno raccontata persone che l'hanno vissuta.

Insomma, non è che l'America abbia conquistato facilmente le mie simpatie. Solo ultimamente ho accettato l'idea che, trattandosi di un territorio e di una popolazione pari a quelle dell'Europa, ci deve essere una grandissima varietà di modi di pensare, che non possono davvero corrispondere, tutte le persone, a questo stereotipo del "gringo idiota". Che non necessariamente il Pentagono fa quello che la popolazione considera giusto.
Finché non mi ha interessato l'idea di andarci a vivere, non mi sono preoccupato di superare i pregiudizi. Passando a lavorare nell'informatica, invece, ho voluto approfondire.

La patria dell'informatica è la Silicon Valley. Una ridente zona che circonda la baia di San Francisco.
(che avrà da ridere, poi?) Tanto per intenderci, parte della zona rosa in questa cartina.

Immagine presa dal web

La maggior parte dei programmatori, e, più in generale, degli informatici, sogna di lavorare qui. Ci sono le sedi principali delle più grandi aziende di informatica del mondo: Google, Facebook, Twitter, Apple e tantissime altre.
Ho voluto saperne di più di questa zona, capire come ci si potrebbe vivere. Per la prima volta, da quando ho iniziato questa ricerca, la rete mi è venuta in aiuto in una maniera che non mi aspettavo.
Ho cercato i blog degli italiani che vivono in California. Il primo che ho trovato, la persona che più di tutte ringrazio, che con i suoi racconti mi ha mostrato questo mondo meraviglioso, è Marica, con Vita a San Diego.
Senza mezzi termini, posso dire che mi ha fatto innamorare di questa zona, ancora prima di conoscerla. Sarà perché il suo ottimismo è contagioso, perché è capace di mostrare il bello ovunque, ma grazie a lei ho cominciato a vedere cosa c'è da quella parte del mondo.

San Diego e la Silicon Valley sono molto distanti, come il nord e il sud dell'Italia. San Diego è al confine col Messico. Sulla cartina è in viola.
La mia ricerca sulla Silicon Valley, però, mi ha leggermente deluso.
L'unico posto di mare della zona è San Francisco, che però, è un frigo. E che famo? Vado dall'altra parte del mondo a cercare il caldo per poi morire di freddo?
Il resto della Bay Area sembrerebbe molto migliore dal punto di vista climatico. Ma tutta la zona sta diventando sempre più invivibile. Troppo cara perché chi ci vive è sempre più ricco, proprio grazie ai proventi di queste multinazionali. Per la gente comune non è facile sopravvivere, e sono in molti ad andarsene.
In più, non mi piacerebbe vivere in un posto in cui tutti fanno lo stesso lavoro, in cui non esiste altro, ed è quello che sta succedendo a San Franciso e alla Bay Area. Chi non fa informatica se ne va perché non può permettersi di restarci. O almeno, questo è quel che leggo.

San Diego, dal punto di vista del lavoro per un programmatore, sembrerebbe nella media degli USA. Non ci sarebbero gli stipendi faraonici della Silicon Valley, ma nemmeno il costo della vita di quella zona. Resta una zona molto cara, anche se più accessibile della Bay Area.
Ho fatto ultimamente un po' di ricerche proprio sul costo della vita e sugli stipendi per accertarmi che sia una cosa fattibile, ma questo lo approfondiamo la prossima volta.

Ho preso in considerazione anche la Florida. Anche lì sole e mare non mancherebbero (mancherebbe però la montagna, che in California sarebbe uno spettacolo), e il costo della vita sarebbe probabilmente inferiore. Dipende, però anche lì, dalle zone. Dai dati che ho raccolto, tra San Diego (relativamente economica per la California) e Miami (probabilmente la più cara della Florida) si arriva più o meno agli stessi livelli. Poi, in Florida, esistono zone più economiche, ma non necessariamente belle come quelle della California.
A me sole e mare piacciono, ma la California offre anche più storia, maggiore varietà di luoghi da visitare nei dintorni (montagne, boschi, ecc.).

Mi rendo conto che può sembrare superficiale dare la massima importanza a questi aspetti, ma non è quel che sto facendo. Ho dato la priorità a lavoro e sicurezza. Queste cose sembrerebbero garantite in California, come in Florida. Se così non fosse, la cosa più facile sarebbe stata optare per il Messico, dove non avrei avuto difficoltà con immigrazione e permessi.

Il problema più grosso che mi pongo, infatti, non è solo quello di trovare un lavoro lì e di stabilirmici, ma di riuscire ad avere un permesso di lavoro. Per ora ho tentato un paio di volte con la Diversity Visa lottery, ma non è andata. E non si può certo contare sulla vincita alla lotteria per risolvere i propri problemi.
Avere un visto lavorativo negli USA, infatti, è la cosa più difficile che ci sia. Bisogna andare negli States a cercare lavoro, trovare un'azienda disponibile ad assumerti e a sponsorizzarti, tornare in Italia sperando e pregando che quest'azienda riesca a convincere il governo a darti un visto lavorativo, aspettare, aspettare e ancora aspettare. E intanto, posto che vada tutto bene, si deve vivere di qualcosa. E poi, una volta ottenuto un permesso di lavoro, non sono sicuro che questo possa essere esteso ai familiari per il loro soggiorno.

La gran parte di queste informazioni le ho avute proprio dagli amici bloggers e poi verificate come ho potuto. E chi mi viene a dire che non aiutano gli altri si becca un calcio in culo dal sottoscritto.

Sono alla ricerca di una strategia (il famoso "come" di cui poi parlerò). Intanto, per dirla in spagnolo "se vale soñar"

10 commenti :

  1. Caspita che ricerca. Ti ammiro molto e faccio il tifo per voi .

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    1. Grazie Mimma, sei troppo gentile. Vediamo se tutta questa storia avrà davvero un seguito.

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  2. Bravo x la determinazione e tutto!!

    E' stato un piacere darti informazioni, magari fossero tutti come te :-/

    Cmq una volta che ottieni il visto di lavoro, anche tua moglie e tua figlia avranno un visto, collegato al tuo. In molti casi non lavorativo, in altri lavorativo.

    In bocca al lupo, sperando di vedervi presto da queste parti!!


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    1. Come volevasi dimostrare: altra informazione importante. Il visto si estende ai familiari.
      Ho verificato intanto: il visto H1b permette di avere il visto h4 per i familiari!

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  3. Cmq, non per tirare acqua al mio mulino, ma conosco una signora italiana, che dopo 10 anni ad Orlando si e' trasferita a san Diego. Dice che qui si trovano decisamente meglio (ma i prezzi sono molto più alti). Ma certo Orlando non e' Miami.

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    1. Sarebbe interessante sapere perché si trova meglio, cos'è che le piace di più di San Diego rispetto a Orlando

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  4. Cmq anche tra Dallas e Austin ci sono molte aziende del settore informatico...non che voglia tirare l'acqua al mio mulino e dire che il Texas é meglio (che poi di qui passano anche le amiche californiane e della Florida - qual é l'aggettivo degli abitanti della Florida?) era giusto per tua conoscenza hhehehe

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    1. Che meraviglia, tutte contente, a dire "meglio di qua, meglio da me". Chissà se anche le aziende faranno così.

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